IL MUSEO DI CASA MIA

E' diventato un museo casa mia
ogni povera cosa ha preso valore
le diverse damigiane vuote in fila
la pompa usata per dare il verderame
zappe accette roncola martelli sega
la gruccia che sosteneva la corda
su cui mia madre stendeva i panni
in strada ad asciugare al sole
la gabbia senza più conigli.

Nei cassetti del comò ho ordinato
le scarpe usate dai miei genitori
aghi ditali forbici fili e forcine
gomitoli e ferri con maglie iniziate
i coltelli e la mannaia del nonno
e come fosse una reliquia
il foglio del gioco dell'oca
che si faceva a Natale mezzo secolo fa
e non posso dimenticare le semenze
di pomodori peperoni zucche:
se si conserveranno vitali
spero di usarle ancora io!

Ci sono ancora delle fave in un bottiglione
non riesco ad immaginare di quanti anni fa
quando ritorno me ne mangio cruda qualcuna
e c'è poi ancora della legna accatastata
senza più corteccia e mezza sbriciolata
sono rimasto al gelo una volta in inverno
mi mancava il coraggio di finirla di bruciare
lo farò una sera chissà fra quanti anni
al camino osserverò la fiamma saettare
e cosa sia la vita starò intanto a pensare
ma tutta la legna di bruciare potrà aver finito
e cosa sia la vita ancora non avrò certo capito.

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