QUANDO ARRIVO A BANZI

Quando scendo dal pullman
la mia strada è lì pronta
ad aprirsi al mio arrivo
con le facce delle sue case
sempre fresche ed intatte
ed i balconi pieni di panni ad asciugare
il cielo ti riempie di azzurro gli occhi
il vento ti sospinge lievemente.

La prima persona che incontri
puntualmente è Maria
che non nasconde mai
la sorpresa gioiosa di rivedermi
mentre io devo nascondere
la commozione del ricordo che fu lei
a comporre il corpo di mia madre.
Immancabilmente senti la voce
dell'altra Maria dirimpettaia
(il suo brontolio è un sottofondo musicale
che ti accompagna di giorno in giorno)
ed il maglio di Giacomino
che con i suoi colpi è come
ti risvegliasse un cuore addormentato.

Entro in casa:
le facce dei nonni nel ritratto
continuano a chiedermi dove sono stato;
vedo il consunto pastrano giallo
che per una vita ha tenuto caldo
la pasta del pane a lievitare;
l'oleandro è pieno di parassiti
ma è ancora vivo in terrazza
(lo concimerò con lo sterco
depositato dai piccioni sulla finestra)
le mosche si fanno un po' da parte
capendo di non essere più loro le padrone.

Metto in moto la sveglia
e tutto riparte come prima:
in casa però mi ritrovo solo io.

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