CHE GRANDE PREOCCUPAZIONE!

     

Ebbene debbo fare una confessione.

Ho una grande preoccupazione.

Per che cosa, mi si chiederà.

La domanda è mal posta, perché non si tratta di una "cosa", bensì di una "persona"... e che persona!

Non posso nominarlo per dire chi sia. Posso dare però degli indizi per farlo indovinare.

Se la sua importanza già la si subodora dal fatto che è nato il giorno dopo quello in cui vide la luce mia madre e che ha compiuto 60 anni meno di un mese fa, la si avverte più significativamente perché il suo ultimo compleanno è stato festeggiato al paese in piazza con la massima solennità, essendo per l'occasione stato concesso un permesso speciale per far resuscitare e venire dall'aldilà a pronunciare il discorso colui che lo tenne per i cinquantenni nel 2005. Egli ci è venuto con molto entusiasmo, non obtorto collo, come dovuto atto di riconoscenza, per essergli state tappezzate tutte le strade del paese, in segno di massimo onore, quando avvenne la sua dipartita.

Ma quanto detto sopra costituisce solo un aperitivo, il piatto forte della sua importanza risiede nel fatto che egli non è un quisque de populo qualunque, è un primo cittadino, peraltro non un semplice primus inter pares, come il Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana, assai di più, egli è un primus absolutus, ancora di più, è primo e trino nello stesso tempo, perché - caso unico al mio paese - é stato primus ben tre volte, peraltro anche consecutive.

Ed è proprio ciò che fa sorgere la grande preoccupazione insita nel titolo di questa pagina.

Abituato a fare il sindaco per quindici anni e, non potendo più candidarsi a tale carica (a meno ancora di una deroga fatta con legge ad hoc per lui, come già avvenne nel 2014), cosa farà ora da grande, non avendo raggiunto ancora quota 100?

Ho ragione di essere preoccupato per questo mio grande amico, che a suo tempo tanto si prodigò per me? 

Non fa niente poi che non mi abbia ringraziato per avergli partecipato la news che "Tuppe tuppe a la funtana", tramite questo sito, era diventata una canzone musicata dai "Soballera" (avrà ringraziato però sicuramente Stefano De Dominicis, almeno lo spero, per il lavoro artistico svolto).

 

Mi ricordo che già un vicesindaco, non più rieletto, smaniava per non riuscire a capacitarsi di essere ritornato un semplice cittadino. Ogni giorno si presentava puntualmente in municipio, scomparendo solo quando gli dissi chiaro e tondo di smetterla di venire a rompere i coglioni. 

Cosa che, per completezza di verità, feci anche con una mia collega sicula che, pentita di aver optato (o forse costretta) a chiedere la mobilità presso la cancelleria del tribunale di Milano, faceva frequentemente capolino nel palazzo comunale, come sentendosi in esso ancora l'antica regina, finche, stufo di vederla, non la feci accomodare brutalmente fuori.

La stessa fu protagonista anche di un curioso aneddoto, che pure voglio qui raccontare.

Andando a consumare il pasto presso la mensa di un asilo scolastico gestito dal comune, la cuoca mi riferì che qualche giorno prima aveva fatto irruzione nel locale cucina, il cui accesso per motivi igienico-sanitari era vietato ai non addetti, la dottoressa ... (non mi va di indicare il nome della mia predecessora defunta poco dopo tale episodio), ordinando le venissero grattugiati diversi panini secchi.

La cuoca, sentendo l'intrusa qualificarsi dottoressa, immaginò si trattasse di un medico dell'Azienda Sanitaria Locale che andava a fare dei controlli, sicché eseguì il compito richiesto senza battere ciglio.

Ma rimase perplessa e sbigottita, quando vide tale dottoressa prendersi il pane grattugiato ed andarsene via senza spiegare il motivo per cui l'avesse disposto.

Quando alla cuoca rivelai l'arcano che la dottoressa in questione era la mia ex collega abituata a pretendere ogni sorta di servigio ai dipendenti, stupefatta esclamò: "e viene dall'altro paese dove abita, percorrendo tanti chilometri, per farsi grattugiare il pane?". 

Se si presenta ancora un'altra volta, le impedisca di entrare, detti disposizione alla cuoca.

Sarà fatto, rispose, non garantisco però che il modo sia gentile.

Il ricordo di quanto sopra vale emblematicamente a significare quanto sia difficile troncare certe abitudini.

Allora non è inverosimile che perfino l'automobile di quel primo cittadino del mio paese, suppergiù alle nove di ogni mattina, pur non avendo il pilota automatico, si metta ugualmente in moto da sola, carichi il suo onorato primo cittadino e lo conduca al consueto gabinetto del palazzo comunale.

 

Ma, a ben riflettere, la mia preoccupazione è forse esagerata ed immotivata.

In effetti, è impensabile che cotanto personaggio rientri nei ranghi di un semplice dipendente comunale: chi andrebbe a fare il sindaco, sapendo di trovarselo tra i piedi come una suocera ingombrante?

Allora è assai probabile, anzi pressoché certo, che egli, forte dei tre mandati consecutivi di sindaco, della carica di presidente di varie entità intercomunali (spigolando su internet prima di scrivere questa pagina, scopro anche la sua (1) intervista sulle terre di Aristeo quale presidente dell'Unione dei Comuni dell'Alto Bradano), non finirà certamente di fare il politico, mirerà a spiccare un salto più in alto, a diventare consigliere regionale almeno. 

Accetto scommesse che sicuramente farà di tutto per proporsi candidato. Negli ambienti regionali qualcuno gli farà l'endorsement, in cambio dell'appoggio, da parte del sindaco uscente, del passaggio di testimone a qualcuno di famiglia.

 

Certo che sarebbe un fatto davvero memorabile che il mio paese abbia dato i natali a cotanto personaggio, destinato, dopo il "fenomeno" del calcio Ronaldo, ad essere definito lui il "fenomeno" della politica, entrando diritto nella storia di Banzi: Domenico Pannelli, Michele Marotta, Canio Franculli, sono avvertiti di tenersi pronti ad aggiornare i loro libri.

Anch'io, da povero scribacchino che sono, darò comunque il mio piccolo contributo alla nobile causa di tramandare ai posteri  questo mitico "fenomeno", raccontandone le gesta gloriose, i miracoli compiuti: mi prendo io l'incarico di comporne l'agiografia. 

Se metto insieme i "capitoli" che ho scritto fin qua, forse è già bella e pronta.

Non sarà un volume di mille pagine, sarà solo un pamphlet, ma lo pubblicherò lo stesso, in formato ebook e cartaceo.

Certo è difficile diventi un best seller, ma almeno una copia la comprerà il soggetto agiografato.

Egli la conserverà gelosamente per portarla con sé al momento del fatidico trapasso, onde esibirla per dar conto dei tanti miracoli compiuti nel mondo di provenienza.

Se San Pietro dovesse farsi sfiorare da qualche dubbio sulla genuinità dell'agiografia, essi si dilegueranno presto leggendo il nome dell'autore, sicché la porta del paradiso sarà spalancata senza alcun indugio al nuovo arrivato.

E quanto a me, non mi inorgoglirei più di tanto per aver procurato tale beneficio, giacché esso deriva solo dal fatto che, pur a distanza di anni, mi diverta a scrivere ancora qualche facezia che mi stuzzica, facile facile, quel che fu un simpatico amico mio. 

Tali facezie, oltre che per l'aldilà, varranno forse anche aldiquà più di tante deliberazioni comunali ad immortalarlo ai posteri che avranno la fortuna di continuare a vivere intorno al "Templum Auguraculum in Terris".

I quali, per conservare viva la memoria di questo suo cittadino, che diede tanto lustro al paese, sono certo non mancheranno di organizzare e celebrare una festa appositamente a lui dedicata.

Così, dopo  il corteo storico rievocativo della venuta a Banzi di Papa Urbano II a fine agosto del 1088, ne verrà organizzato un altro, non meno fastoso del primo, per ricordare la venuta alla luce di Banzi (questa data la certifico io) il 19 dicembre 1958, di Nicola Vertone.

Ovunque mi trovi, almeno per la prima festa, non mancherò di parteciparvi, rivendicando, quale suo vate, il diritto di fare io il discorso per renderla massimamente solenne.


(1) Mia nuora slovacca, che, differentemente da me, continua a mantenere saldo il legame d'amore con la sua Rožňava, ritornandoci diverse volte all'anno, ha avuto la curiosità di vedere su internet qualcosa riguardante il mio paese. Fra l'altro ha beccato proprio l'intervista del sindaco sulle "Terre di Aristeo", rimanendo ammirata della sua magniloquenza.

Lei parla ormai bene anche l'italiano, dopo la sua lingua madre, l'nglese, lo spagnolo, il russo, un po' di tedesco: non per nulla ha trovato subito lavoro in una ditta che commercia macchine per cucire Singer in tutte le parti del mondo (una Singer ce l'aveva anche mia madre, le ho detto, e funziona ancora!).

Solo è un po' in difficoltà ad identificare le lettere doppie che sovrabbondano nelle parole della nostra lingua, doppie che invece non esistono in quella slovacca.

Dopo aver ascoltato l'intervista succitata, ha acquisito però la certezza per quanto riguarda la parola "proggetto": essa, mi ha detto, si scrive con due "g" e due "t", perché così l'ha scandita chiaramente il sindaco del tuo paese.

Allora le ho raccontato l'episodio del dettato fatto da mia figlia in seconda elementare. 

Leggendo il suo quaderno, mi colpisce che Elena avesse scritto "l'arruota" invece che "la ruota": io ero stato il suo maestro di prima elementare, che l'aveva fatta ammettere direttamente in seconda, la conoscevo bene, era troppo strano che commettesse simili errori.

Mi viene allora un dubbio, per risolvere il quale le chiedo: "Elena, oggi hai avuto per caso una maestra supplente?".

Sì, papà, mi risponde.

Il dettato era stato fatto da una maestra siciliana!

Quindi "proggetto?", sorride attendendo il responso mia nuora.

Le faccio sentire io come si pronuncia detta parola e lei: ho capito, si scrive "progetto".

Sai, le dico allora, quel sindaco lo conosco bene per essere stato un mio amicone, si esprime così non perché sia ignorante, ma perché è esageratamente generoso ... in tutto e per tutti.

 

17 gennaio 2019  

HOME PAGE   RIMEMBANZI