CICCIOMESSERE

 

Il maresciallo Cicciomessere

ha adempiuto al proprio dovere

 

assolvendo la sua missione

ha condotto egli in prigione

 

la professoressa "emmegì"

che a Banzi sì davvero lì

 

gli scolari prendeva tanto in giro

da far venir loro dei capogiro

 

e poi anche li maltrattava

con dei pizzicotti li stritolava

 

ad un certo punto Cicciomessere

"adesso adempio al mio dovere"

 

ha esclamato e poi sbuffato

 e con il volto corrucciato

 

s'è recato dalla professoressa

che in classe faceva la orchessa

 

e "venga qua bella signora

adesso è giunta per lei l'ora

 

di beccarsi la punizione

la traduco in prigione"

 

ma dal cielo giunge un lamento

"maresciallo aspetti un momento

 

come si fanno i bimbi belli

senza mazze e panelli"?

 

Quella voce io ho indovinato

è d'un maestro dal viso rigato

 

che voleva con la sua intercessione

sottrarre la prof alla punizione

 

ma il maresciallo Cicciomessere

attende sempre al proprio dovere

 

scatta lesto come una saetta

la prof subito ammanetta

 

trascinandola in prigione

con gli alunni dietro in processione

 

tra gli applausi di ogni banzese 

anche di qualche genzanese

 

che non sapendo cosa fare

era andato a Banzi a curiosare

 

per rendersi conto se Cicciomessere

faceva in paese il proprio dovere

 

e dopo averlo constatato

coi propri occhi accertato

 

non sapendo cos'altro fare

questa filastrocca inizia a recitare

 

del maresciallo Cicciomessere

per cento giorni e mille sere

 

come se fosse un'orazione

mentre la prof era in prigione

 

perché faceva male il suo mestiere

non era brava come Cicciomessere

 

che prima l'aveva indagata

dopo anche arrestata

 

una mattina di martedì

la prof di Banzi "emmegì"

 

che ora in prigione rimarrà

fino a quando nessuno lo sa

 

potrebbe essere fino a domani

ma anche pure dopodomani

 

io penso fino a fine anno

od al massimo a capodanno

 

perché a cap' d'ann e cap'd' m's'

s' daj la strenn c'ha s'è p'rm's'

 

la strenna mej è chessa qua

chi la vol' s' la pot' p'glià.

Questa filastrocca trae la spunto da un articolo di cronaca apparso su "Il Quotidiano della Basilicata" lunedì 12 dicembre 2011, nel quale il cronista "al.g." ha posto in risalto l'attività investigativa determinante del maresciallo Cicciomessere.

Quanto alla vicenda, non si può non rilevare come sotto il cielo di Banzi, nell'edificio scolastico Gianturco (ho tolto il correttore automatico altrimenti quest'ignorante avrebbe cambiato il nome  in granturco) tutto sia rimasto immutato. 

Mio padre prendeva le botte dal suo maestro, ma all'epoca imperava il detto "mazza e panelli fanno i figli belli", in virtù del quale i maestri erano tanto più considerati quanto più menavano duramente gli scolari. 

Mio fratello prendeva le botte dal maestro "Cacagnidd". Io le prendevo dal mio maestro "Carbonella": in quarta elementare, per aver confuso, sulla carta geografica appesa alla parete, est con ovest, mi diede due ceffoni - destro sinistro come fanno i pugili per mettere l'avversario kappaò - che mi traumatizzarono non poco, non solo per per l'effetto immediato di farmi scappare la pipì addosso. 

Alla scuola media a Palazzo San Gervasio il professore cieco di francese, Di Benedetto, affetto forse da un certo sadismo, ci costringeva a sbattere da soli la testa contro la porta  d'ingresso dell'aula, non accontentandosi se non sentiva dei rimbombi simili a cannonate.

Una mia nipote prendeva le sberle dalla sua maestra: i tempi, però, stavano già cambiando e mi ricordo che mio cognato si rivolse ad un avvocato per perseguirla, sebbene poi avesse lasciato stare.

Sul tema c'è però forse da dire anche che il contesto ambientale scolastico è cambiato profondamente rispetto a mezzo secolo fa. Mentre la violenza degli insegnanti era una volta gratuita, autorizzata dalla diffusa convinzione che facesse parte integrante del metodo d'insegnamento, ne fosse un ingrediente indispensabile, oggi probabilmente non è più così. Gli scolari non penso che stiano in classe col timore riverenziale d'una volta verso l'insegnante e questi deve avere i nervi d'acciaio per non cadere nella trappola di reazioni con le mani che, a volte, possono partire da sole, senza l'impulso del cervello.

Mi ricordo già quando facevo io la scuola media (anni 60), come un giorno il placido e mite professore di lettere, notaio Antonio Proto, perse il controllo dei nervi, compiendo il gesto inconsulto di lanciare contro uno scolaro l'astuccio porta penna, colpendolo in fronte (si premurò però subito di premergli sul bernoccolo una moneta da cinquecento lire, fasciandogli la fronte col suo lindo fazzoletto bianco).

Se, già ai miei tempi l'aula scolastica si trasformava a volte in una bolgia, cosa può essere diventata essa ora?

Maresciallo Cicciomessere, dai allora cerca di essere comprensivo, riconosci le attenuanti alla prof "emmegì" e dopo dopodomani  valla a liberare dalla prigione, fallo almeno a capodanno in modo che, anche la prof...


12/12/2011 POTENZA - E’ stata interdetta dall’insegnamento M.G., 56 anni, docente di italiano nella scuola media di Banzi, accusata di maltrattamenti, ingiurie e lesioni ai danni degli alunni della seconda classe della scuola media del comune del Potentino. La misura cautelare dell'interdizione dall'insegnamento è stata eseguita dai Carabinieri della compagnia di Venosa, diretti dal capitano Vincenzo Varriale. La misura interdittiva è stata emessa, al termine delle indagini, dal sostituto procuratore della Repubblica del tribunale di Potenza, Anna Gloria Piccininni. L’insegnante già dallo scorso 8 novembre era stata sospesa dal servizio.

Le indagini, che hanno preso il via all’inizio dell’anno scolastico, sono state condotte dai militari della stazione carabinieri di Banzi, al comando del maresciallo capo Giulio Cicciomessere e coordinate dal sostituto procuratore Piccininni.

La vicenda ha preso il via quando lo scorso 19 settembre, assistiti da un legale, i genitori di oltre 20 alunni della scuola media statale di Banzi, hanno presentato, a carico dell’insegnante - oggi accusata di maltrattamenti continuati e lesioni personali - un esposto alla magistratura. Secondo l’esposto, l’insegnante, da ben due anni, era solita, tra le mura della classe, maltrattare fisicamente e verbalmente oltre 20 alunni di una prima e una seconda media, agendo indisturbata. Gli alunni, evidentemente intimoriti, hanno taciuto a lungo ai genitori, quanto accadeva a scuola.

Poi, però, il disagio è pian piano venuto fuori. Spesso i ragazzini dicevano di non sentirsi bene in modo da saltare le lezioni. Qualche altro, invece, ha manifestato la volontà di essere trasferito, o addirittura di non volere rimettere più piede a scuola. I genitori, stanchi di questa situazione e preoccupati dalle reazioni dei loro figli, mai immaginando quello che stava accadendo, hanno in un primo momento deciso di segnalare la situazione alla direzione scolastica, ma nulla è cambiato. E così un gruppo di genitori ha deciso di rivolgersi all’avvocato Maria Teresa De Florio, sperando di risolvere la cosa senza mettere di mezzo le forze dell’ordine. Anche questo tentativo non è andato a buon fine. Visto il perpetrarsi della situazione, il maresciallo Giulio Cicciomessere, comandante della locale stazione dei Carabinieri di Banzi, ha deciso di avviare un’indagine. È stato così aperto un fascicolo a carico dell'insegnante, dando corso ad un azione legale suffragata da una serie di elementi circostanziati. Contestualmente è stata presentata istanza di esonero dalle lezioni per gli alunni interessati alla vicenda.

I genitori di nove bambini, infatti, decidono di incaricare l’avvocato De Florio di “ritirare” i propri figli durante l'ora di lezione tenuta dall’insegnante sospettata di utilizzare metodi didattici poco ortodossi. Secondo le denunce dei genitori, infatti, la donna insulterebbe e deriderebbe i bambini e, in alcuni casi, avrebbe anche usato le mani.

E così ogni mattina alle 11, l'avvocato Mariateresa Di Florio, grazie alla delega con cui i genitori le hanno trasferito la potestà genitoriale, prelevava dalla classe i nove alunni e li teneva nell'androne dell'istituto fino a mezzogiorno, orario in cui terminava la lezione dell’insegnante di italiano. Poi i ragazzini rientravano in classe. I genitori attendono l'arrivo di qualche ispettore dell'Ufficio scolastico provinciale a cui avevano chiesto di assegnare ai propri bambini un insegnante diverso. Nonostante i solleciti, però, la loro richiesta non è stata mai presa in esame .

L’attività investigativa degli uomini dell’Arma - che hanno anche ascoltato i racconti dei ragazzini - ha fatto sì che la verità venisse a galla: maltrattamenti, percosse, ingiurie e lesioni perpetrati dalla docente nei confronti di diversi suoi alunni, sia nel corso del precedente che dell'attuale anno scolastico. Man mano che le indagini procedevano, la collaborazione di genitori e degli alunni diveniva sempre più rilevante, fino ad arrivare all'epilogo: ovvero il ricorso alla misura cautelare interdittiva della sospensione dall'esercizio del pubblico ufficio dell’insegnante nei cui confronti l'autorità giudiziaria ha ipotizzato i reati di maltrattamento continuato verso gli alunni e lesioni personali continuate. 

al.g.

 

Articolo tratto da  http://www.ilquotidianoweb.it/it/basilicata/potenza_banzi_alunni_insegnante_docente_interdetta_2011.html


E leggendo http://www.robexnews.it/2017/10/18/2-anni-8-mesi-reclusione-maltrattamenti-ad-uninsegnante-banzi/ vengo a conoscere l'epilogo della brutta vicenda: la professoressa di lettere "emmegi", ovverosia Maria Garramone, è stata infine condannata dal tribunale di Potenza a due anni ed otto mesi di reclusione.

Evidentemente a Banzi continua a non cambiare nulla, sessant'anni sono trascorsi invano, ma forse per la Lucania intera Cristo è rimasto ancora fermo ad Eboli, come ha potuto dimostrare eloquentemente anche l'incredibile vicenda di Elisa Claps. 

Onore allora ed ammirazione per i genitori degli sventurati alunni banzesi, che hanno difeso con coraggio la dignità ed integrità psico-fisica dei propri figli, mettendo all'indice certa supponenza rozza della casta dei "docenti" banzesi, che crede di essere su un piedistallo per essere solo venerata e temuta e che pensa di tenere sotto scacco il mondo.

Questa sentenza di condanna emessa dal tribunale di Potenza fa pendant con quella emessa il 16 ottobre 2013 dal tribunale di Varese nei miei confronti, con la quale veniva dichiarata invece la prescrizione del reato di diffamazione aggravata, per il quale ero stato querelato da alcuni esponenti di detta casta solo per aver riprodotto, senza inventarmi nulla, dei ricordi scolastici in pagine di questo sito, come del resto ha fatto, senza alcuna conseguenza, il web master Antonio Sapio col proprio maestro, guarda caso un Garramone anche lui, con la poesia

CACAGNIDD

 

U maestr Cacagnidd
era aut quant a nu stuppidd 

mparava a l'elementar Gianturco
e fumav cum a nu turco.

S' n'é vnut na matina fodda fodd;
vuljia sapè la differenz tra somma e totale,
vuljia sent la rspost nt'e rricchiodd.
La paur di guagliun era tanta
k'a un u féz nginucchià sop e tacciodd.

Alla scola simi turnat l'ati matin,
alla quint nc'er u maestr Patarin:
pur idd tenjia tutt indo stuppidd,
ma non era cum o maestr Cacagnidd.

 

(riprodotta da http://www.banzi-bysapio.net/cacagnidd.htm)

 

Che il maestro Gerardo Patarino fosse diverso l'ho potuto evincere da ciò che mi raccontava una mia sorella, anche lei in quinta elementare con tale insegnante.

A differenza degli altri maestri, che volevano vedere la scolaresca ammutolita, incollata di paura ai banchi, lei riferiva che invece Patarini incoraggiava gli scolari a parlare, spronava la loro vivacità, non imitandosi solo a "cu ca co acca no, che chi acca sì", ma promuovendone la crescita della loro fiducia e sfera morale e spirituale.

Comunque, non tutti i componenti della famiglia Garramone sono meritevoli di siffatte sentenze e poesie.

Io ho avuto, purtroppo solo in prima elementare, come maestra proprio la moglie di "Cacagnidd", Emma Carlino Garramone, e ne conservo un ricordo molto bello, perchè era una signora che ci trattava amorevolmente come fossimo sue creature, con lei non ho avuto mai paura, a differenza di quanta ne ho provata negli anni successivi.

Allora, a distanza di quasi sessant'anni, voglio rendere omaggio a tale maestra, riportando qui sotto la pagella che mi diede al termine dell'anno scolastico (che conservo ancora come un cimelio), non per esaltarmi dei voti presi - qualche dieci appena solo in religione e comportamento ed educazione morale e civile - ma come testimonianza di affetto, con la speranza che in qualche modo possa giungerle là dove ora si trova e gratificarla.

Più sotto ancora, invece, la notizia di cronaca data da "La Prealpina", quotidiano di Varese, il giorno dopo la conclusione della mia vicenda giudiziaria, affinchè, pure essa in qualche modo, possa giungere al maestro querelante là dove ora si trova e farlo rodere di rabbia.

 

16 dicembre 2011

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