DA CORECO A CORECOM
breve excursus di evoluzione semantica d'un acronimo

L'evoluzione semantica è minima: è stata aggiunta solo una "m" alla parola Coreco, che, in quanto acronimo di "Comitato Regionale di Controllo", andrebbe scritta punteggiata Co.Re.Co., oppure CO.RE.CO.

Ma, come si pronuncia tale acronimo? Considerandolo come una parola unica, questa andrebbe pronunciata come se fosse piana, pertanto con accento sulla penultima sillaba. Ove, invece, lo si volesse scandire in modo sillabato, la sua pronuncia porrebbe l'accento sull'ultima sillaba, come se fosse una parola tronca (es. partirò). 

Io, che col Coreco ho avuto a che fare - prima quale controllore, poi quale controllato - preferivo pronunciarlo come parola piana: mi sembrava più fine ed elegante, più armonico anche con le sembianze della mia collega Grazia, la quale, altrimenti, con la pronuncia Corecò, è come se subisse, per proprietà transitiva, un oltraggio alla sua immagine.

Il mio collega Felice amava dire invece Corecò, perché, imprimendo l'accento sulla "o" finale, era un po' come se attribuisse all'organo-ufficio dove lavorava una veste più autorevole, anzi autoritaria, che esaltasse il ruolo di controllo svolto sugli atti dei comuni e degli altri enti che vi erano soggetti, con ciò attribuendo maggior prestigio anche alla sua figura.

Felice era benvoluto da tutti, anche perché aveva subito un trapianto di rene e sembrava quasi un miracolato. Il rene glielo aveva donato un suo fratello, non il gemello monozigotico (ciò che sarebbe stato più naturale per il rapporto speciale intercorrente tra i due), bensì un altro. Sicché egli era costretto ad assumere in continuazione del cortisone per evitare fenomeni di rigetto, ciò che non sarebbe invece accaduto laddove la donazione dell'organo fosse stata fatta dal fratello gemello, avendo entrambi lo stesso gruppo sanguigno.

Coreco o Corecò che fosse, io lo lasciai nel dicembre 1983, ponendo fine a quella esperienza lavorativa assai poco esaltante, dal momento che il segretario rifilava a me, o l'istruttoria degli atti più banali, oppure quella degli atti più impegnativi (bilanci e conti consuntivi), col risultato di non poter sapere mai quando riuscire ad andare in vacanza, giacché il termine di approvazione  dei primi era sempre incerto e spesso finiva a cavallo tra giugno e luglio, se non addirittura in agosto. 

Un altro motivo di frustrazione derivava anche dal constatare che invece segretario e vicesegretario del Coreco erano più che altro impegnati ad andare in giro per i comuni a fare i componenti delle commissioni di concorso, quindi loro guadagnando compensi extra, io lavorando per loro. Non ne parliamo poi del presidente del Coreco, che aveva radiato il mio nome da tali incarichi, non solo  perché sapeva che a me non avrebbe potuto dare alcun input circa il candidato da far vincere al concorso, ma anche perché non mi prestavo, a seconda dei comuni, ad annullare atti perfettamente legittimi, oppure a lasciarli passare quando viceversa non erano ineccepibili.

Felice invece, per quanto io fossi istruttore, egli solo applicato, qualche incarico di commissario di concorso lo beccava, oltre che per la ragione di cui sopra, per il fatto che era siciliano come il segretario (al quale aveva costruito anche gratis il camino a casa) e poi era molto servizievole col presidente.

Una volta Felice fece arrabbiare però il segretario, perché trasferendogli una telefonata, disse "le passo il mio segretario", sembrando a questi quasi che fosse il segretario suo personale, e non quello del Coreco. Egli allora lo ammonì prescrivendogli di dire di lì in avanti "le passo il mio dirigente", il che suonava meglio e consentiva al segretario ragionier Giovanni di poter rispondere con più affettato tono di sussiegoso prestigio.

Ma, dicevo, a Villa San Remigio di Verbania diedi l'addio a fine anno 1983, perché dopo aver superato a Torino il concorso in Regione Piemonte, vinsi anche quello a Roma di segretario comunale. Fu per me una liberazione, anche se il percorso dell'avventura successiva è stato tutt'altro che scevro di difficoltà. 

Mi ricordo quanto, nell'ottobre 1983, ritornato da Roma dopo aver sostenuto la positiva prova orale, mi divertissi a costruire aeroplanini con fogli di carta ed a lanciarli a sorpresa verso Grazia, che mi diceva "beato te che te ne vai"!

Ma, a causa del Coreco, son dovuto ritornare ancora a Verbania, per andare a testimoniare in un processo dove come imputato c'era il presidente, rinviato a giudizio perché pizzicato (povero miserabile) che faceva telegrammi privati con spesa a carico della Regione e ciò non perché non riuscisse a capire che la cosa non fosse lecita.

Spesso (secondo la battuta che avrei sentito ripetere successivamente da un assessore tale onorevole Galli) dava prova di avere poche idee e ben confuse: passi pure che si sia fatto scrivere il discorso d'insediamento dal segretario del comune di Verbania, ma una volta, leggendo egli una mia relazione proponente un'ordinanza di annullamento di una deliberazione, quando giunse alla citazione di un articolo del codice civile - indicato con l'acronimo c.c. - intese questo come "camera di commercio".

Però, era assai simpatico ad armeggiare col telefono, anzi coi telefoni, perché egli aveva la prerogativa di disporne due. Tuttavia, spesso li scambiava e, convinto di fare uso del telefono funzionante anche per l'interno, componeva il 113, sentendosi dall'altro capo rispondere "polizia!".

Comunque, il presidente Nicolino, per quanto fosse un maestro, e pertanto sarebbe dovuto essere in grado di scrivere, non è stato l'unico a farsi preparare i discorsi. Qualcuno l'ho preparato anch'io per qualche zuccone di sindaco in occasione della celebrazione dell'anniversario del 25 aprile.

Il Coreco è stato infine soppresso (meno male!). L'acronimo tuttavia, come dicevo all'inizio di questa pagina, con una lieve evoluzione semantica, è sopravvissuto, diventando Corecom. Ed il fato (sic!) vuole che un Carcuro abbia ancora a che fare con esso. Io vi ero approdato quale umile dipendente pubblico attraverso un concorso, altro Carcuro vi è giunto quale componente del Comitato semplicemente perché nominato da un consiglio regionale, ovverosia ed evidentemente per altri meriti preclari.

Ciò, però, non ha alcuna importanza: l'importante è che, Coreco, Corecò o Corecom che sia, un Carcuro ne faccia parte: un po' come  si diceva una volta a Banzi  "f''rrari'a o farmaci'a, firr'm u Ciucc c'ha m' n'aggia scì".

 

Confesso, tuttavia, di incontrare difficoltà a dare una convincente giustificazione a mio figlio, quando mi chiede perché, egli per andare ad occupare il posto d'istruttore presso la Regione Lombardia, abbia dovuto cimentarsi in un concorso pubblico, sbaragliando centinaia di candidati, per guadagnare solo 1.300 Euro al mese, mentre uno zuccone matricolato, bocciato ben tre volte agli esami di maturità, deve diventare subito consigliere regionale, guadagnando invece per dieci volte il suo stipendio.

Mi ricordo che a Banzi, una persona che si aggirava per casa si faceva notare per l'uso ossessivo d'un intercalare con cui infarciva il suo eloquio: "a prescindere" (egli però diceva "a prescind'). Quando andava via, io e mia sorella ci spanciavamo dal ridere, mimandolo: "a prescind', a prescind', a prescind'".

Tale espressione aveva allora per me un mero significato onomatopeico, utile solo a far capire che quel tizio che la usava volesse sproloquiare, ovverosia parlare non come lo aveva fatto sua mamma.

Essa, invece, torna utile oggi per dare una risposta alla domanda che mi pone mio figlio: perché tutto ciò che orbita intorno alla sfera politica, avviene "a prescindere" dall'osservanza di regole astronomiche, giuridiche, logiche, morali, ecc. ecc., rendendo possibile che un tale Renzo (non Tramaglini) diventi consigliere regionale, andando ad occupare il piano più alto del Pirellone.

Consiglieri siffatti tornano tuttavia utili, perché danno da mangiare a qualche giornalista, che viene incaricato di scrivere loro i discorsi per consentire di farli intervenire qualche volta durante le sedute consiliari. 

Questo lo so per avermelo detto una sindaco, il cui marito giornalista percepiva un regolare stipendio per simili prestazioni fatte ad un consigliere della Regione Piemonte. Purtroppo tale consigliere non è stato più rieletto e la famiglia della sindaco si è ritrovata in una certa difficoltà, la quale ha costretto lei a cercarsi un lavoro (anche perché, persona rara, non intende più ricandidarsi) ed il marito ob torto collo a fare articoli di cronaca per "Il Giornale", quando entrambi sono di sinistra.

In "Vieni via con me" Fazio e Saviano duettano alternativamente con "vado via perché" e "rimango perché". Io tale dilemma l'ho risolto da tempo: sono andato via da Banzi, a questo punto addirittura con espianto definitivo dal mio paese, lasciando abbandonata la casa paterna costruita con tanti sacrifici, a ben considerare proprio  a causa di quel "a prescindere". 

Se "a prescindere" è insopportabile anche a te figlio mio, potresti andare via anche tu, dall'Italia addirittura, e mettere radici a Praga nella Repubblica Ceca.

Comunque, la prossima estate è assai probabile che io ritorni a Banzi, perché certamente non mancherò di essere invitato per la festa dei sessantenni (faranno anche quella no, mica solo quella dei cinquantenni). Pensate un po' che, se dovesse essere fatta il 12 agosto, coinciderebbe proprio col giorno del mio sessantesimo compleanno: per me sarebbe un'apoteosi! E che divertimento poi ammirare passeggiare in piazza puffi di qua, puffi di là che si atteggiano come Watussi alti tre metri!

Se, invece, la festa sarà fatta "a prescindere" dalla mia presenza, pazienza, mi consolerò facendo un viaggio a Roma, approfittando così per andare a comperarmi un bel gioiello presso la nuova "Gioielleria Carcuro" aperta in Via Appia Nuova, 556 (mi concedo la licenza poetica di fare, gratis, un po' di pubblicità per la parentela), a meno che non ne venga aperta nel frattempo un'altra a Milano od addirittura a Varese: il programma d'investimento di non so quale Carcuro (so solo che sarà certamente un mio parente) probabilmente prevede l'apertura di una gioielleria in ciascun capoluogo di provincia. 

Per favore, non chiedetemi però da dove provengano le risorse finanziarie necessarie ad aprire tutte quelle gioiellerie: non ne so niente, potrei fare solo delle supposizioni, ma neppure queste posso riferirvele perché, avendo io lo stesso avvocato di Benigni, egli mi ha consigliato di non dire niente al riguardo, altrimenti potrei avere dei fastidi, se non proprio porre a rischio la mia incolumità.

Ma, raccogliendo il bandolo del discorso che, poiché l'appetito vien mangiando, si è fatto forse un po' lungo, mi accorgo che è rimasto ancora in sospeso l'acronimo Co.Re.Com. Se non sapete cosa sia, posso aiutarvi dicendo che tale acronimo significa Comitato Regionale per le Comunicazioni ed è una sorta di succursale regionale dell'A.G.Com., Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.

Se voleste capire qualcosa di più circa siffatti tipi di autorità, vi consiglio di vedere stasera "Report" su Rai3: Milena Gabanelli sarà molto brava a spiegarvelo. Pare anzi che, per essere agevolata nel compito, intervisterà proprio il mio parente nuovo componente del Co.Re.Com. Basilicata: egli, quale esperto in comunicazione, le renderà intelligibili  anche alle zucche di Alloween che dovessero attardarsi in giro.


Mi è giunta ieri da Daniele Vertulli questa mail:

 

"Salve, 

sono di Banzi e tra poco verrà redatto un Annuario in cui ci saranno brevi schede riassuntive sui principali poeti e scrittori di paesi quali Banzi, Genzano, Forenza, Acerenza e altri dell'Alto Bradano. 

Io ho il compito di cercare scrittori di Banzi che abbiano scritto dei libri e riassumere la loro biografia e le loro principali opere in una scheda riassuntiva. 

Poiché voi siete un famoso poeta, vi vorrei chiedere di mandarci, sempre con la vostra autorizzazione e sempre se voi vogliate che il vostro nome compaia nell'Annuario, la vostra biografia e i vostri principali scritti. 

Vi saluto, 

Daniele"


Caro Daniele,

ti ringrazio per l'attenzione rivoltami, peraltro esagerando nel ritenermi "un famoso poeta" (sono solo Google e Yahoo che, per chissà quale strano meccanismo, continuano a mettere per prima, Yahoo addirittura su 6.480.000 pagine, quella contenente le  mie "Capriole" in tema di "poesie per bambini").

Tuttavia, se proprio mi ritieni degno d'inserimento nell'Annuario in costruzione, giacché io sono un poeta essenzialmente web, puoi attingere ogni elemento utile dal mio sito, altrimenti l'Annuario può essere anche fatto "a prescindere" dal mio nome.

Una raccomandazione ti debbo però fare: non dimenticare d'inserire nell'Annuario le "Schegge" di Rubens e le poesie di Antonio Sapio e Gerardo Renna.

 

 

14 novembre 2010
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