due commemorazioni a confronto
"ma non solo", anche una terza senza confronto


"Hai contato le pecore fino a mille?" No? 
Conta allora queste: è una marea di pecore vere, riversatasi d'improvviso qualche giorno fa davanti a casa mia!

Certe volte capitano cose assai curiose, succedono coincidenze davvero strane. E' quanto accaduto a me oggi. Avevo bisogno di un floppy disk per registrarvi le note di trascrizione di nove atti di compravendita di autorimesse da me rogati, da portare l'indomani alla conservatoria di Verbania.

Giacché oramai i floppy disk sono in disuso, ne vado a recuperare uno tra quelli vecchi conservati a casa. Prima di caricare il file, mi accerto che il floppy fosse vuoto; invece, vedo che conteneva diversi documenti del comune di Magnago. Me ne balza all'attenzione uno in particolare: la commemorazione da me fatta al sindaco Sergio Capelli nell'agosto del 2001.

L'ex sindaco di Magnago, comune dove all'epoca prestavo servizio quale segretario generale, nonché direttore generale, venne a mancare mentre io mi trovavo in vacanza a Banzi, allora meta  immancabile: me lo comunicò il dipendente Silvano, la cui telefonata ricevetti in piazza. Ne seguirono poi altre di assessori e capogruppo consiliare di maggioranza, i quali tutti mi investirono del compito di organizzare adeguate onoranze al sindaco defunto: uno di essi in particolare mi fece presente cha sarebbe spettata a me la commemorazione pubblica del defunto primo cittadino.

Senza indugio, lasciando mia moglie a Banzi, mi precipitai per il rientro in sede, perché il funerale si sarebbe celebrato l'indomani. Viaggiai tutta la notte, arrivando direttamente a Magnago in tempo utile per partecipare alle esequie di Capelli, dopo essermi data in qualche modo una rinfrescata nei servizi igienici del comune. Ad attendermi c'era la fida Pinuccia, alla quale consegnai per la trascrizione l'essuie-mains en papier su cui avevo annotato il mio messaggio di ultimo saluto.

Recatomi presso l'abitazione del defunto per la cerimonia funebre, non fu poca però la sorpresa nell'apprendere e notare l'assenza di diversi amministratori, tra cui anche qualcuno che mi aveva assillato con telefonate perché organizzassi onoranze speciali. Tra le assenze, spiccava in particolare quella del vicesindaco, il quale (a differenza del sottoscritto) se ne rimase tranquillamente nel luogo di vacanza dove si trovava. 

Tuttavia, al ritorno, egli, per recuperare la figuraccia fatta, mi comunicò l'intenzione di voler portare ogni fine settimana, per un mese, un mazzo di fiori sulla tomba del sindaco. Solo che, poiché i fiori intendeva comperarli con i soldi del comune, io glielo impedii, perché, gli dissi, gli onori da parte dell'Ente erano stati già fatti in occasione del funerale e ciò poteva bastare.

Per amore di verità, non posso sottacere che, comunque, quella figuraccia non ha impedito al vicesindaco, dopo alcuni mesi, di essere promosso dalla popolazione alla carica di sindaco e che, ovviamente, egli non si era dimenticato di quella mancata mia accondiscendenza alla sua richiesta, con ciò che ne derivò come logica conseguenza. Ma ciò potrà costituire eventualmente un capitolo di un futuro libro, non merita ora qui altre parole.

 

Il caso ha voluto che oggi mi imbattessi in un'altra commemorazione (questa però di tutt'altra rilevanza) fatta da un altro Carcuro, di nome Massimo, ad una personalità politica importante delle Basilicata, recentemente scomparsa, Egidio Mitidieri, presidente di Acquedotto Lucano ed ex presidente del consiglio regionale della Basilicata, per citare, fra le tante, solo due delle cariche rivestite.

Poiché con questo sito mi sono prefisso (anche) di non far passare inosservato ciò che accade nell'ambito dei Carcuro, potevo mancare di cogliere e rendere memorabile questa coincidenza di casi, mettendo qua insieme, una dirimpetto all'altra, le due commemorazioni?

Io mi sono concesso l'ardire di farlo, perché, ovviamente, come accennavo sopra, non si può non sottolineare l'abisso di differenza che intercorre tra le due, sia per la diversa importanza delle personalità commemorate, sia per la diversa eleganza di stile e di retorica (quella di Massimo, per cadenza e forbitezza, sembra vergata da una penna di fine giornalista), sia infine per le conseguenze derivate o che ne deriveranno: differenze che mi fanno impallidire ed ammutolire. 

Mi piace però qui ricordare che la mia commemorazione io la feci dal vivo, con microfono ed altoparlante, sulla gradinata del municipio (un edificio di stampo fascista), al cospetto di una folla gremita, con voce che forse mi tremava anche un po' dall'emozione; e poi anche che al cimitero mi si avvicinò il capitano dei carabinieri, intervenuto pure lui a rendere gli onori, e mi strinse vigorosamente la mano, congratulandosi per il discorso commemorativo che avevo fatto.

Per par condicio, voglio dire anche che mi è particolarmente piaciuto del discorso commemorativo di Massimo leggere che la sera, Egidio Mitidieri, voleva sempre ritornare a casa sua, ma non solo, che amava contare le pecore a mille, ma non solo, che sapeva essere amico, ma non solo, che erano decine, ogni giorno, le persone che lo cercavano per un consiglio, ma non solo, con la precisazione anche (munita forse di coda di paglia) che si trattava (per carità) solo di un consiglio, non di una richiesta di aiuto, di un posto, di una poltroncina, di una carica,  anche se (poi ammette) l'aiuto, quando possibile, e chissà forse anche quando non lo era, aggiungo io, non mancava di essere dato a qualche eletto.

Si legge infatti nella pagina http://lucaniconlepalle.blogspot.com/ dal titolo "I raccomandati di Acquedotto", che alla Procura della Repubblica di Potenza ci sarebbe una sfilata di persone informate perché gli inquirenti vorrebbero vederci chiaro su assunzioni, stabilizzazioni e avanzamenti di carriera: nel mirino ci sarebbero i vertici di Acquedotto lucano spa, la multiutility al cento per cento di proprietà della Regione Basilicata, nata sull’onda delle grandi privatizzazioni, ma rimasta da sempre nell’orbita dei palazzi del potere di via Anzio. 

A scanso di ogni possibile equivoco (ancora per carità),  non voglio adombrare minimamente che i Carcuro che lavorano nell'Acquedotto Lucano siano stati favoriti da chicchessia, né che lo sia stato in particolare Massimo quando è stato nominato responsabile del marketing: cosa potrei mai saperne io da mille chilometri di distanza e da sei anni che non tocco la Basilicata? 

Ad abundantiam, anzi, mi proclamo anche disponibile a testimoniare che Massimo non è stato affatto favorito da Mitidieri neppure nel conferimento della carica di componente del Corecom Basilicata,  per quanto Paride Leporace abbia scritto ne "Il Quotidiano della Basilicata" che "Massimo Carcuro nutriva per Mitidieri "una sorta di tensione filiale e appassionata", di cui poteva essere anche naturale questi avesse riconoscenza, portandoselo perlomeno dietro all'Acquedotto Lucano quando ne ha assunto la presidenza.

 

Quando feci il corso a Roma per il passaggio nella fascia A) dei segretari comunali, nell'ultima lezione ci dissero che era importante per la nostra carriera avere la capacità di fare rete con gli altri, la quale ci avrebbe consentito di poter resistere ad ogni avversità.

E' una capacità che io non sono mai riuscito ad acquisire, preferendo essere un lupo solitario, piuttosto che far parte di branchi. Il non essere riuscito a fare rete mi ha comportato spesso qualche brutta caduta, che mi ha fatto anche non poco male.

C'è chi invece ha una spiccata capacità di diventare maglia di reti resistentissime e, invece di prendere cadute, fa dei lanci sempre più alti, come nei circhi equestri gli acrobati, i pagliacci, i nani. Assai probabilmente, aver fatto parte di reti, ad esempio, ha consentito a Potenza ad un Danilo Restivo di beffare la giustizia per ben diciassette anni.

Qualcuno a Banzi è diventato molto abile a farlo, ma non solo è riuscito a costruire reti in senso metaforico, è riuscito a costruire anche reti di gioiellerie, o negozi di compravendita di oro usato che siano, disseminate in buona parte d'Italia. A Tradate (VA) ne stavano aprendo troppi di questi negozi, allora il sindaco li ha vietati, a conoscenza del fatto che in essi si ripulisce del denaro sporco.

In riferimento alle reti tessute a Banzi, vorrei domandarmi: se tesserle pare essere diventato un appannaggio di qualche famiglia, più o meno allargata, tutti gli altri banzesi cosa fanno, i pesci dentro la rete?

Ma basta ciance, leggetevi ora, se lo volete, queste due commemorazioni, scritte da due Carcuro di Banzi, messe qui una di fronte all'altra col solo scopo di significare che siamo parenti, ma non solo, pure con la precisazione che lo siamo di quinto grado.

Anche se non volete, vi prego però di leggere la terza commemorazione a Bruna Papiro, dedicandole se siete religiosi anche una preghiera, perché lei è stata una comune mortale e la merita davvero.

 

Signor Sindaco, caro Sergio Capelli,

davanti alla sua casa comunale, che l’ha visto ospite operoso per diversi anni, siamo qui, in tanti, intorno a lei, al suo cospetto, increduli, sbigottiti e commossi, ad esprimere e condividere, insieme alla sua famiglia, la nostra profonda tristezza, il dolore che ci ha colpito per la sua improvvisa dipartita,

Una dipartita che, senza alcun dubbio, non è frutto di una sua scelta: se fosse dipeso da lei, non avrebbe certo gettato la spugna, bensì sarebbe rimasto al suo posto ad onorare fino in fondo l’impegno della pubblica carica di sindaco conferitale dalla cittadinanza di Magnago, quand’anche le costasse fatica e sofferenza non lievi: lei le avrebbe sopportato con stoicismo e dignità, come in tanti abbiamo avuto modo di constatare, rimanendone ammirati.

Tanto forte era il senso della sua missione a favore della gente; lei non si tirava mai indietro ad ascoltare, attento e premuroso, le istanze di ogni suo cittadino, cercando, ove non impossibile, di soddisfarne le esigenze, di risolverne i problemi, rimanendone sempre rammaricato allorché non poteva corrispondere ai bisogni da essi espressi.

Ora, lei ha “dovuto” abbandonarci!

Se ne è andato con discrezione mentre tanti di noi eravamo in vacanza, quasi con pudore, per non farsi notare.

E, conoscendo la sua sensibilità e delicatezza d’animo, vorrebbe probabilmente chiederci anche scusa per il disturbo arrecatoci di essere qui oggi, in questo fine settimana di ferragosto, a renderle l’estremo saluto.

Chi, tuttavia, ha voluto esserle vicino in questo momento è solo perché è animato da sinceri sentimenti di stima, di riconoscenza e, perché no, anche di affetto nei suoi confronti e vuole testimoniarglieli con la propria presenza, con parole anche, seppure povere ed inadeguate, ritenendo ben poca cosa questo piccolo sacrificio in confronto alla sua grande bontà e generosità, al tanto bene fatto a favore di tante persone.

Chi è qui è perché vuole, altresì, rivolgere un sentimento d’affetto a tutti i suoi congiunti, in primo luogo alla sua amorosa consorte Donata, ai suoi figli Luca e Roberto, per cercare di portare loro, per quanto possibile, un po’ di conforto, consapevoli che è molto difficile colmare il grande vuoto lasciato nei loro cuori.

Ma, se è grave la perdita che con la sua scomparsa subisce la sua famiglia, altrettanto grave è quella che colpisce l’amministrazione comunale: il nostro impegno congiunto di amministratori, direttore generale e dipendenti comunali sarà tuttavia massimo per sopperire alla mancanza della sua guida, facendo in modo che la sua collettività non abbia a soffrirne troppo dell’abbandono della sua carica.

Signor Sindaco, Sergio Capelli, la sua passione, la sua dedizione, la sua rettitudine, con le quali ha sempre operato per il pubblico bene, vorremmo osare sperare che vengano tenute in debito conto nell’aldilà per ogni possibile riconoscenza e le valgano per trovare posto tra i giusti e godere del meritato eterno riposo.

Da parte di tutti noi, mio personale di segretario comunale, dei suoi collaboratori amministratori, dei suoi collaboratori dipendenti comunali e della sua cittadinanza, le esprimiamo sicuramente tutta la nostra riconoscenza, la nostra gratitudine e le rivolgiamo, tutti insieme, il nostro saluto estremo, rispettoso ed insieme affettuoso.

Grazie Signor Sindaco, addio caro Sergio Capelli!

La Basilicata perde Mitidieri maestro e amico di tanti
Il presidente di Acquedotto Lucano si è spento ieri a Latronico per un male incurabile, dopo aver passato una vita a servizio della sua terra

di Massimo Carcuro
 

Ha aspettato di essere nella sua Basilicata, nella sua Latronico, nella sua famiglia e, sereno, ha dato l'addio. Egidio Mitidieri si è spento ieri, a 65 anni compiuti da appena qualche giorno. Giorni diffcili, gli ultimi, passati a combattere con un male che lo aveva assalito, ma giorni che Mitidieri aveva voluto passare comunque "in trincea", a lavorare, a seguire tutte le questioni, pubbliche e familiari, che lo impegnavano, quasi a non voler lasciare al caso nulla di quello che potesse esserci dopo di lui. Era il suo stile. Assicurarsi che tutto andasse per il verso giusto e farsi da parte. Nell'ultima battaglia, quella della vita, che purtroppo ha perso come nelle decine che lo hanno visto trionfare. Senso del dovere, discrezione, temperanza. "Hai contato le pecore fino a mille?" chiedeva ai suoi collaboratori nei momenti di maggiore tensione, a indicare che la calma e la lucidità erano indispensabili per qualunque cosa. E lui era così. Spesso sorridente, a volte scuro, mai adirato. Con nessuno. Leggeva fatti e comportamenti con l'atteggiamento di chi già sapeva come dovesse andare a finire e si adoperava non per i vari passaggi,  ma per il traguardo finale. Per questo Egidio Mitidieri era diventato un punto di riferimento. Della politica, ma non solo, della finanza, ma non solo, dei collaboratori, ma non solo, della famiglia ma, ancora, non solo. Erano decine, ogni giorno, le persone che lo cercavano per un consiglio. Un consiglio, non un aiuto, anche se l'aiuto, quando possibile, non mancava. Sapeva essere amico, conosceva l'umiltà, riusciva ad essere maestro di tutti, ma senza frapporre la distanza di una cattedra con nessuno. Ed era questa sua dote ad averlo reso centrale nella vita pubblica lucana e in quella di molte persone. Centrale, ma schivo. Indispensabile, ma sempre pronto a farsi da parte. Così come fece quando lasciò l'assessorato regionale all'Agricoltura, per favorire una rinnovata coesione nel suo partito, il Ppi. Così come tornò a fare nel 2002 lasciando l'incarico di Presidente del Consiglio Regionale, intuendo quanto Vito De Filippo potesse dare alla Basilicata, dicendo a chi gli stava vicino che "le difficoltà vanno affrontate con fiducia, con pazienza, ricostruendo senza clamori". Così, ancora, come ha fatto qualche mese fa, sgombrando il campo rispetto a un'ipotesi di riconferma ad Acquedotto Lucano. In silenzio, senza spendere una parola in proprio favore, senza preoccuparsi di apparenze o voci. E senza pensare un solo istante di far venir meno il proprio impegno per la sua gente. Un impegno dato con amore alla Basilicata. Perché Egidio Mitidieri, nonostante i tanti incarichi nazionali, i riconoscimenti, le proposte, non ha mai detto di no quando c'era da impegnarsi per la sua terra, anche a costo di limitare la sua presenza su scenari più ampi che pure gli si sono continuati ad aprire fino agli ultimi giorni. Impegni da cui otteneva apprezzamenti unanimi, in ogni parte d'Italia. Ma la sera, Egidio Mitidieri, voleva sempre rientrare a casa, anche a costo di viaggi estenuanti, per addormentarsi sotto lo stesso tetto della moglie Maria e dei figli Angela, Giuseppe e Gianluca. La stessa cosa che ha voluto fare anche ieri, per l'ultima volta.

Articolo tratto dalla pag.3 del Quotidiano Regione Basilicata n. 48 del 12.12.2011

 

LA TERZA COMMEMORAZIONE SENZA CONFRONTO

 

 

Fatta di poche parole, prive di retorica, la terza commemorazione è dedicata a 

Bruna Papiro

che non era nessuna personalità politica, bensì una semplice impiegata, superlaboriosa, sempre disponibile, gentile e simpatica che ha collaborato con me al comune di Magnago nei quattro anni di servizi ivi prestato e che, anche quando sono venuto via, a differenza dei più, ha continuato a manifestarmi sentimenti di stima ed affetto.

La diversità dei ruoli non impediva di avere in comune con Bruna lo stile della sobrietà e dell'essenzialità nello svolgimento dei compiti, mirando alla concretezza del risultato, senza frapposizione di inutili fronzoli. 

Nel nostro eadem sentire c'era anche la disistima ed il disprezzo profondi verso certi amministratori, rozzi e semianalfabeti, incredibilmente arrivati alla guida della somma istituzione locale.

Chi lo sa, né mi interessa saperlo, se siano venuti a renderti onore ed a ringraziarti per i tanti anni di dedizione da te donati al servizio della collettività di Magnago, so che sicuramente tu avresti desiderato non avere fra i presenti all'ultimo saluto un certo primo cittadino, mentre ti avrebbe fatto piacere voltarti indietro e salutare uno come me.

Pinuccia, che mi ha partecipato la tristissima notizia della tua prematura dipartita, mi ha poi anche scritto:

"Ora che sono tornata dal funerale di Bruna voglio dirLe che ho "cercato" (e trovato) la Sua risposta alla mia mail venti minuti prima di recarmi in chiesa in modo da poter trasmettere idealmente a Bruna le Sue belle parole di commiato, sentendolo in cuor mio quasi come un obbligo morale.
Sono certa che Bruna le ha apprezzate e per questo La ringrazio in sua vece."

Alcune di quelle parole, Bruna, desidero rinnovartele qua come una mia preghiera laica: "spero dal profondo del cuore che tu sia ora approdata in un mondo migliore di quello che hai lasciato, dove abbia potuto incontrare di nuovo tutte le persone a te care che anticiparono il tuo ritorno".

Ed ascolta Bruna anche questa mia raccomandazione: quando ti capiterà d'incontrare invece anche coloro che ti suscitarono qua indignazione e disgusto, non ti curar più di loro, ma guarda e passa.

Spesso nel nostro conversare Bruna si diceva convinta che, prima o poi, si verifica quella cosa che lei non sapeva chiamarsi nemesi (e che può essersi avverata ad esempio per uno come Mitidieri, chissà punito per aver contato troppe migliaia di pecore). Spero che almeno dove lei è approdata ora ci sia una giustizia vera, in applicazione dei cui metri di valore possa essere collocata tra le persone giuste. Amen.

 

14 dicembre 2011

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