E COSI' FU, MICHELE RIGATO, ORA PER DAVVERO!

 

 

"E così fu", era la dichiarazione di realizzata profezia con la quale Michele Rigato amava concludere i numerosi racconti della sua vita, narrati nel suo libro biografico, che proprio da essa ha mutuato il titolo.

Quell'espressione, con immensa tristezza, la prendo a prestito ora io, per comunicare che, da stamattina 4 agosto 2008, "e così fu" anche lo stesso scrittore Michele Rigato, che, nato a Banzi il 1° ottobre 1912, lascia questo mondo terreno, facendo da Bologna la sua dipartita senza più ritorno, all'età di 95 anni.

Non posso non associarmi a condividere con i figli Maria, Rosanna, Vito e Franco (spero di non averne dimenticato nessuno) e tutta la schiera di nipoti (quelli in linea retta) questo momento di grandissimo dolore, di immensa tristezza per il vuoto che lascia nel loro animo, nei loro cuori.

Io, per essere stato battezzato da Michele Rigato, ne ero semplicemente - come si dice - suo figlioccio, ma dal mio padrino ho ricevuto tanto affetto sincero: bastava semplicemente fargli una telefonata e sentivo subito quanto, dall'ansia della sua voce, dal tono con cui pronunciava le parole usate per conversare con me, ne trasmettesse, al punto da farmi sentire quasi come un altro suo figlio.

Di tanto affetto, ed anche bontà, non solo la sua stretta famiglia, ma chissà in quanti altri, ne abbiamo avuto profuso in abbondanza e, proprio per questo, ora, come succede quando un grande fiume rimane secco, od un albero secolare si abbatte al suolo, rimarremo assetati, ci sentiremo come uccelli che hanno perso il loro nido sicuro.

Ha dovuto ancora combattere strenuamente Michele, paradossalmente contro sé stesso, per vincere quest'ultima battaglia: il suo corpo infatti, quasi fosse un sadico fuhrer tedesco, voleva tenere ancora prigioniero il suo spirito, farlo soffrire, come se non avesse ancora assolto ai suoi doveri in novantacinque anni di vita, onorato tutti i suoi impegni. Ma, anche questa volta, il fiero suo spirito, infine, ha sopraffatto il suo nemico, vincendo l'ennesima, ultima battaglia, che gli consente di far ritorno ... alla sua patria celeste.

Io non ho molta fede e non sono convinto, pertanto, che ci sia il paradiso, ma non mi nego assolutamente la speranza che possa esserci un'altra specie di mondo, possibilmente migliore di questo, dove si possa transitare, incontrare anche le persone care che ci lasciarono una volta sulla Terra e quelle che ci raggiungeranno dopo.

Allora, desidero sperare per il mio compare Michele che possa in questo nuovo mondo incontrare ancora la sua dolcissima consorte Antonietta e le tante altre persone con cui si è voluto bene, amato e rispettato, non ultimo tra loro mio padre Lorenzo Carcuro, che - se non fosse vana la mia speranza - sono sicuro starebbe lì trepido ad aspettarlo, 

 

tenendo un posto vicino a sé occupato

per riservarlo al compare Michele Rigato

 

Amen!


 

                                                                         Pizz balli e batterie

                                                                         pizz e balli hanno sparato

                                                                         s' nè sciut 
                                                                                            Michele Rigato

 

... egli ha desiderato congedarsi così

 

... E SOLIDARIETA' AL SINDACO NICOLA VERTONE!

 

 

Oltre che un motivo di grande tristezza e dolore per l'evento sopra indicato, apprendo oggi la notizia di un fatto che - se fosse vero - sarebbe motivo di grave turbamento e sconcerto: il Sindaco Nicola Vertone di Banzi sarebbe stato fatto oggetto di aggressione in piazza, peraltro da due miei parenti, fratelli tra loro, i quali avrebbero avuto l'audacia -come si dice al mio paese- di "sfr'carl'" in pubblico.

Ciò sarebbe avvenuto non ho capito bene se per non aver assecondato qualche loro desiderio, o disobbedito a qualche imposizione.

Per quanto mi riguarda, voglio dileguare ogni dubbio sul fatto che io sia totalmente estraneo all'accaduto e, se in qualche pagina di questo sito ho fatto rilevare che i Carcuro non fossero abbastanza forti ancora, ciò non doveva essere assolutamente inteso come istigazione a darne prova muscolare con le botte a chicchessia.

Evidentemente il bisogno di mostrare prove di forza era nei loro cromosomi: se ad un passato Sindaco si sono limitati a dargli solo uno schiaffo morale, facendolo cadere dalla carica prima del termine stabilito dalla legge per la conclusione del mandato, a quello attualmente in carica hanno ritenuto di dargli una prova più eloquente, passando agli schiaffi fisici.

Ma quale sarà stata la ragione dell'aggressione?

Nel suo parlare confuso il mio informatore avrebbe attribuito il movente delle botte ad una mancata assegnazione di posto a taluno di loro all'Acquedotto Lucano, perché, per par condicio, forse tutti i fratelli Carcuro pretenderebbero avere lì un posto.

Signor Sindaco, ma perché non li accontenta?

Se fossero tutti coperti i posti dell'Acquedotto Lucano, potrebbe costituire anche un "Acquedotto Bantino": basterebbe convogliare in un unico tubo tutte la chiare fresche e dolci acque delle fontane decantate da Antonio Sapio (sono sicuro che egli non chiederebbe niente in cambio, si accontenterebbe solo della pubblicità che deriverebbe alla sua pagina web dal lancio di marketing) e, oplà, l'acquedotto è fatto ed il pericolo di botte è scongiurato.

Prima che ricostruissi il mio albero genealogico, nel cercare di dare una spiegazione al soprannome "Giulianidd" con cui appellavano un mio zio, io immaginavo che esso derivasse dal portamento e sembianze da egli avuti, che forse lo facevano rassomigliare al bandito Giuliano, sì che "Giiulianidd'" ne fosse un derivato diminutivo, nonché dispregiativo. Fatta la scoperta che  il bisnonno di mio nonno si chiamasse Giuliano,  ho arguito che l'epiteto fosse invece un vezzeggiativo dato a mio zio da qualche vegliardo che si ricordasse ancora di quel suo antenato.

Non è che mi sia sbagliato a ricredermi?

Quasi quasi vado apposta a Banzi a fare un'inchiesta per dirimere il dilemma.

Prima però avrei bisogno di sapere se i carabinieri ci sono ancora a Banzi, perché, senza di loro, non mi sentirei molto tranquillo a compiere siffatta missione. Se ci fossero ancora, andando a Banzi, per averli vicini e sentirmi protetto, sarei disponibile a fargli vedere ogni ora la mia carta d'identità, rassicurandoli anche che lì non sarei per compiere sedizioni, ma solo per raccogliere qualche verità, allo scopo di continuare, idealmente, ad aggiungere qualche altro capitolo al libro di Michele Rigato, e raccontare "come fu" realmente che il Sindaco Nicola Vertone, nell'estate del 2008, prendesse in piazza a Banzi le botte da due fratelli Carcuro.

4 agosto 2008

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