ELARGIZIONI IN CHIESA

   Pare che, con l'avvento della moneta europea, in qualche parrocchia il parroco abbia imposto il divieto di fare elargizioni inferiori ad un Euro in occasione delle messe.

    Una volta non era così: ciascuno era libero di dare quello che la propria generosità o tirchieria suggeriva.

   Ad una parente (non mi si chieda per cortesia di fare però il nome) a dare i suggerimenti era evidentemente la tirchieria: sentite come l'ho scoperto.

    Era una domenica mattina e questa signora stava andando a messa. Quella volta non si sarà ritrovata nel portazecchini nessuna moneta da cinque lire. Allora che fa? Incontra me e, mentre lei aspetta fuori dal negozio, mi fa andare a comperare da "Farnidd" cinque lire di salsa, dandomi una moneta da dieci lire: prende il cartoccino contenente la salsa, prende il resto delle cinque lire, mette il tutto in borsa (sì perché questa parente era una signora un po' distinta, non andava in giro semplicemente con lo scialle marrone, come le ordinarie nostre mamme) e si dirige verso chiesa.

   Più tardi avrei visto suo nipote mangiarsi una bella fetta di pane con su spalmata la salsa. Mentre lo guardavo, mi rodeva il fatto che quel companatico era frutto del servizio che io avevo fatto a sua nonna. Intanto però, lui si gustava quella prelibatezza ed io guardavo soltanto ... con tanta acquolina in bocca!

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    C'era però qualcun altro (un tale Mimmo De Bonis & Soci) che non mancava, neppure in chiesa, di dare sfogo al suo estro comico, facendo per così dire da "contraltare" (il luogo si prestava bene perché conteneva appunto l'altare) all'atmosfera severa, grave e solenne delle prediche del parroco.

   Cosa succedeva? Al momento in cui il questuante raccoglieva nel vassoio le varie cinque lire (comprese quelle che poco prima si era procurata, tramite me, quella mia parente), Mimmo attirava l'attenzione dell'omino; con molta calma, prima di tutto si tastava una per una tutte le tasche, per scoprire dove avesse messo il portafogli; scopertolo, senza diminuire minimamente la lentezza dei movimenti, vi scrutava in tutti i suoi comparti, come se dovesse cercare le monete; quindi, quando tutti oramai avevano rivolto l'attenzione su di lui, ed il questuante aspettava di essere ripagato della lunga attesa con un atto di generosità, egli estraeva invece un fazzoletto e si soffiava fragorosamente il naso.

   Immaginate adesso quanto si dovessero mordere le labbra o le dita coloro che assistevano - soprattutto chi ne conosceva già il copione - alla sua recita, per riuscire a trattenere gli scoppi di risate e di singhiozzi, oppure, in alternativa, quanto dovessero fingere di pentirsi, stando con le mani sugli occhi: qualcuno mostrava sul volto tracce evidenti di lacrime, ma erano tutt'altro che di dolore.

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