FACCIA DA BOOK

 

Qualche mese addietro, arrivo una mattina in municipio a ... e vedo subito il sindaco (una donna, sebbene per la grammatica la carica sia di genere promiscuo) pararmisi davanti e, con l'aria di un pubblico ministero che attacca ad una requisitoria, sotto lo sguardo attento di "due giudici non togati" (due impiegate, una più simpatica ed avvenente dell'altra), domandarmi a bruciapelo: 

"Lei ha un figlio che sia chiama Stefano?". 

Ed io: "Sì".

"Che ha 23 anni?".

"Sì". "

"Che lavora all'Aermacchi?". "

"Sì".

"Allora è lui il figaccione!", esclama il sindaco rivolta ai "due giudici non togati", che accompagnano a loro volta l'esclamazione con una risata tanto gustosa quanto fragorosa.

"Ma cosa ha fatto mio figlio? Di cosa si è reso colpevole?", chiedo.

Ed il sindaco: "E' diventato mio amico". 

Rimango confuso più di prima, osservando: 

"Ma che paradosso è questo, il padre le fa da umile servitore, ed il figlio le diventa amico?".

Sì, le era diventato amico, ma  non si facciano pensieri maliziosi, solo in Facebook.

Comunque, ritornato a casa, ho chiesto a Stefano, se ci fossero state rivelazioni di cose che potessero attenere all'ambito della privacy familiare, ricevendo rassicurazioni di senso negativo.

Si era trattato solo di mera casualità, originata forse dalla curiosità di vedere se su Facebook ci fosse invece il padre di Stefano. Tuttavia, è stato motivo di soddisfazione sapere che  mio figlio avesse colpito con la sua foto che lo riprendeva a bordo della nostra piscina residenziale, anche se tale soddisfazione è stata di gran lunga inferiore rispetto a quella provata a fine dello scorso anno, quando, con la già imperversante crisi economico-finanziaria, qualche giorno prima di Natale, è stato assunto a tempo indeterminato dall'Aermacchi.

Debbo dare atto a tale mio sindaco di saper trarre il massimo di utilità dalle possibilità offerte da internet. Ad esempio, in occasione della passata festa dell'Epifania, attraverso i messaggi inviati al gruppo di amici che ha su Facebook, è riuscita a scongiurare gli scherzi perversi che si era soliti fare in quel paese, frutti di un'antica quanto stramba tradizione.

Ieri l'altro mi ha detto che tra i suoi amici annovera anche il sindaco di Reggio Calabria, dove è solita andare in vacanza, sebbene lei sia una piemontese doc. Allora le ho chiesto perché non inserisse tra i suoi amici sindaci anche quello di Banzi, al che lei ha risposto: 

"Volentieri, come si chiama?". Mi sono trattenuto però dal dirglielo, sia perché, non trafficando io su tale network, non sapevo neppure se la sua faccia vi fosse apparsa o meno, sia perché altrimenti, per la completezza di questo racconto, avrei dovuto citarne sacrilegamente il nome.

Senonchè, qualche giorno addietro, conversando del più e del meno con una persona al telefono, sapendo lei della mia dimestichezza con internet, mi chiede come mai non mi fossi ancora avvalso di Facebook per fare un po' di casino anche lì.

Io le faccio presente che non sento il bisogno di apparire su quella vetrina per esistere, bastandomi solo la soddisfazione che il mio sito sia ritornato ad essere citato per primo da Google quanto a "poesie per bambini".

Poi,  a seguito della eliminazione dei programmi di rilevazione statistica degli accessi al sito, non essendo più in grado di sapere se esercito ancora appeal su qualche supersite navigatore - dubbio questo non infondato, nel constatare che, nonostante l'abbia omaggiato addirittura di una poesia, non ricevo più messaggi neppure dalla dottoressa Tannita - non vorrei provare la sensazione di ritrovarmi  su Facebook in assoluta solitudine, come un pirla nella piazza vuota di Banzi.

Ma, prima che si concludesse la telefonata, dall'altro capo sento dire: 

"Sai che invece ... (n.d.r. il primo cittadino di Banzi) è su Facebook e che ci sono duecento persone che fanno parte del suo gruppo, sostenendolo per il secondo mandato alla carica di sindaco?". A quel punto, non gliel'ho detto, ma è stata forte la tentazione di registrarmi anch'io su Facebook per aggiungermi quale suo duecentounesimo supporter.

Placata la quale (ma solo perché non ero sicuro di poter offrire un  mio contributo da mille chilometri di distanza), mi è sorta subito spontanea una domanda: 

"Il principale esponente politico di parte avversa (veltronianamente parlando, ripeto veltronianamente, non vertonianamente, altrimenti avrei scritto parte "avvversa"... non per eccesso di grammatica, bensì di avversità nei confronti del concorrente) ce l'ha anche lui un gruppo su Facebook, se non per contrastare la riuscita del secondo mandato del sindaco uscente, almeno un'altra specie di mandato per sé stesso?". E poi un'altra domanda ancora: 

"Perché Berlusconi non estende il lodo Alfano anche ai primi cittadini?" Con ogni probabilità, se ancora non ha perso i requisiti di eleggibilità passiva, sarà questo l'obiettivo principale che "il principale esponente politico di parte avversa" inserirà nel programma amministrativo della sua lista di candidatura. Ma signor aspirante sindaco, questo è un obiettivo politico di competenza del Parlamento, non amministrativo, pertanto non può rientrare nell'orizzonte del suo mandato.

Immagino già la risposta, un po' simile a quella che recita: "Farmacij o firrarij, firrm' u ciucc ca m' n'aggia scì".

Comunque, tra poco più di tre mesi vedremo se le facce di tanti neo primi cittadini corrisponderanno a quelle del Book. Facebook potrebbe però contribuire a fare la differenza - perché no - con il fascino e la seduzione da esso sprigionati, la capacità comunicativa ed aggregante ivi esercitata, in aggiunta ai comizi, ai porta a porta (non quelli eufemistici di Vespa, quelli veri), alle promesse di posti, alla numerosità della parentela, ed a quant'altro.

Una cosa, tuttavia, è certa: a Banzi questa volta non concorrerà più a fare la differenza mio padre, nessuno andrà più a fare il porta a porta da lui.  

Ricordo che mio padre, quando voleva magnificare qualche ragazzo/a per candidarlo/a a marito/moglie di qualcuno di noi figli, fosse solito esclamare: "Che facc d' uaglion' ej!", oppure "che facc d' m'nenn ej". Scommetto ora che, se qualcuno andasse a chiedergli il suo consenso per l'elezione di Tizio o Caio alla carica di sindaco, egli, per indicarne la scelta esclamerebbe: "Che facc d' book ten'!".

Un momento però papà: "Sei sicuro che "faccia da book" non sia espressione equivalente di "faccia da xxxx?".

Ma, porca miseria, perché Office mi ha fatto la correzione automatica? Conosce anche il dialetto banzese? Ma non intendevo mica dire faccia da xxxx!

Niente da fare, continua a correggermi ancora la parola. Non insisto più allora, rinuncio a scriverla.

 

Stanotte mio padre mi verrà in sogno. Io allora approfitterò per chiedergli: 

"Se qualcuno dovesse venire a fare ancora il porta a porta da te, questa volta chi voteresti? Chi è colui che ha  la "facc d' book?". 

Sono sicuro che egli mi risponderà: 

"Non acciumntarm Tonì, questa volta non intendo scomodarmi ad uscire dall'urna in cui sto riposando in pace, qua vicino a tua mamma, per recarmi a quella elettorale: questa cosa miserabile delle elezioni comunali di Banzi non mi riguarda più ".

Papà hai perfettamente ragione, chi debba essere il nuovo sindaco del tuo paese non te ne può fregar di meno, e neppure a me, se non per il mero gusto di scrivere qualcosa.

03 marzo 2009, 

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