GRAZIE SIGNORE PER QUESTO PASTORE

   Le cose forse più belle sono quelle che accadono all'improvviso. Che avessi in animo di andare in raccoglimento innanzi al sepolcro di mia madre ed a quello di mio padre in occasione della commemorazione dei defunti non c'era dubbio. Tuttavia il modo come andarci è maturato solo giovedì 27 ottobre, quando nel corso di una telefonata con mia sorella Lina, le ho chiesto se avesse intenzione di venirci anche lei a Banzi, avendone subito l'adesione, e qualche minuto dopo anche del fratello Domenico.
    Così abbiamo fatto un'unica spedizione in tre, e domenica 30, alle due pomeridiane, percorso il bel viale fiorito, eravamo davanti al cancello del cimitero: era chiuso, ma due ore dopo eravamo già a lustrare le lapidi, a comporre fiori nei vasi, ad accendere ceri, a sostare in silenzio davanti ai sepolcri, contemplando lo sguardo triste della foto di nostra madre e quello un po' più allegro di mio padre, forse perché fotografato il 12 agosto 2004, giorno del mio 53° compleanno.
    Oltre che per la festa per i defunti, tuttavia a Banzi c'era il fermento anche per un'altra festa, annunciata da uno striscione posto in via Garibaldi, quasi innanzi a casa mia, riportante la scritta "Grazie Signore per questo Pastore".
    Non riuscivo a capire di cosa si trattasse esattamente, ma me ne sono reso conto quando nel tardo pomeriggio di lunedì 31 ottobre una folla di fedeli ha cominciato ad accalcarsi all'imbocco del paese e dai balconi hanno cominciato a pendere i copriletto delle signore del vicinato, che facevano così sfoggio dei loro capi più pregiati di corredo: la festa era per la visita che veniva a fare a Banzi il neoeletto vescovo della diocesi di Acerenza Giovanni Ricchiuti.
    Erano tantissimi anni che non vedevo più la strada addobbata in quella maniera, ciò che una volta avveniva in occasione della festa del Corpus Domini, quando si lanciavano anche petali di fiori, garofani, rose, papaveri.
    Sceso dall'autovettura all'ingresso del paese, visibilmente emozionato (il viso era quasi porpora come il colore del suo abito), dopo un messaggio di saluto di Don Filippo, che gli ha offerto pane ed acqua, è stato preso in consegna dai rappresentanti istituzionali e dai carabinieri e, preceduto e seguito dai fedeli, si è diretto in piazza, a piedi, non più a cavallo, come vidi fare negli anni '60 il vescovo Ursi.
    Quindi grandi discorsi di circostanza sul palco di sindaco, dirigente scolastico, rappresentanti di Pro Loco ed Associazione Sportiva, ed  infine del vescovo medesimo, che ha promesso di ritornare ancora a Banzi.
    A me probabilmente non capiterà più questa fortuita circostanza di incontrarlo ancora, mi è piaciuto però rivedere don Filippo, che anche lui non rivedrò più perché ho sentito che lascia la nostra comunità.
    Io sono poco di chiesa, ma don Filippo è un prete che si lascia ascoltare con piacere, ed anche sollievo, per le parole che dice ed il modo ispirato e nello stesso tempo lieve in cui le sa porgere: le sue parole le ho sentite in occasione della dipartita di mio padre, le ho risentite ancora - questa sarebbe stata l'ultima volta - durante la messa celebrata in cimitero in occasione della commemorazione dei defunti, due occasioni "serie" per ricordarlo e pronunciare anche per lui le parole "Grazie Signore per questo Pastore".

- Saluto del parroco don Filippo;
- Saluto del sindaco Vertone;
- Saluto del dirigente scolastico Pepe;
- Saluto del rappresentante della Pro Loco Di Bono;
- Saluto del presidente Associazione Sportiva Vigliotti;
- Saluto alla comunità banzese del vescovo Ricchiuti.


Note ed appendice: 

    I documenti relativi ai saluti di cui ai link suindicati sono stati attinti dal sito http://www.acerenza.net
   Nel riportare gli stessi, mi sono permesso di correggere diversi refusi che vi ho riscontrato, non so se compiuti dall'operatore informatico nel riprodurli nel sito, oppure ab origine, sì che egli li abbia semplicemente ripetuti tali e quali. 
    Solo una parola ho avuto titubanza a correggere, lasciandola pertanto tale e quale: "Abbazzia", contenuta nel discorso del sindaco Vertone. Ho ritenuto di lasciarla così perché non mi è sembrato che si trattasse di un refuso. Con ciò non voglio alludere - per carità!- che egli non conosca la grammatica, bensì che abbia probabilmente voluto inserire intenzionalmente una zeta in più nella parola abbazia, per trasformarla apposta in "Abbazzia".
    Questa ipotesi mi viene suggerita dal - ed è in linea col - piglio enfatico del suo messaggio di saluto, laddove si legge che il piccolo paese di Banzi è divenuta una "moderna cittadina". Allora, così come Acerenza ha l'arcidiocesi, Vertone avrà pensato probabilmente di trasformare l'abbazia di Banzi in una sorta di "arciabbazia", facendo questa promozione sbrigativamente sul campo - ed in modo originale - con l'aggiunta di una semplice zeta nella parola. Non c'è che dire, se non complimentarsi per l'astutezza e perspicacia della pensata!
    Anche lo stile del messaggio di saluto del dirigente scolastico trovo essere molto in linea con quello usato nel saluto fisico del prelato sul palco in piazza: l'unico che si sia inginocchiato deferentemente per baciargli la mano, quando tutti gli altri hanno salutato il vescovo con un abbraccio ed un guancia a guancia. Mi viene da chiedere come egli avrebbe salutato la Moratti, se fosse arrivata a Banzi: si sarebbe prostrato ai suoi piedi per baciarglieli? 
    Debbo confessare però che alla Letizia glieli bacerei anch'io i piedi, ma solo se avesse trent'anni in meno di quelli che ha: che poi oltre al ruolo della ministra interpretasse anche quello della "mistress" non importa. E poi mi viene anche da pensare che nelle scuole rientranti nella diocesi, pardon distretto, del dirigente scolastico Pepe, non si porrà certamente alcuna questione in ordine all'esposizione dei crocifissi nelle aule, a meno però che essa non si ponga in altri termini, ovverosia nel senso che venga addirittura imposto a ciascun alunno di tenere ognuno esposto sul banco un crocifisso.
    Comunque, la festa è stata molto bella: era tanto che non vedevo da vicino un vescovo e gli addobbi ai balconi. A proposito di questi, anche mia sorella Lina ha tirato fuori dei copriletto, che ha appeso ai balconi, avendo cura di pulire prima bene la ringhiera, senza riuscire però a trovare più quello antico pregiato del corredo nuziale di nostra madre. Se dovessi assegnare un premio per i copriletto più eleganti esposti, non esiterei ad attribuirlo alla dirimpettaia Rina ... spero che Maria non mi neghi il saluto quando ritornerò a Banzi.
    E poi c'era Ginella che come cantava e giubilava! E quanti fotografi che bersagliavano il vescovo! Forse egli era diventato rosso rosso non solo per la commozione, ma anche per per i flash della macchine fotografiche, che gli avranno fatto l'effetto di una lampada... io sto aspettando ancora qualche foto di tali fotografi!
    Spero però che l'accoglienza, quanto a mangiare, non si sia limitata solo al pane ed all'acqua offertigli all'ingresso del paese da don Filippo, ma che le autorità lo abbiano poi accompagnato e fatto fare sosta a "La Capannina", perché, quanto ai prelati, penso che, fatta eccezione per i cardinali Ruini e Tonini - i quali, per come si presentano rinsecchiti, possono essere gli unici a nutrirsi di Spirito Santo, od al massimo di qualche ostia e goccia di vino, se dovessero, di tanto in tanto, celebrare messa - tutti gli altri di chissà quanti agnelli di Dio che tolgono i peccati del mondo hanno bisogno per ostentare tutte quelle belle pance pasciute! Mi piacerebbe, se fosse possibile, vedere quali pensieri passino per la testa ad un agnello, se dovesse incontrare un bel porporato!
    C'è stato un poeta, Jacques Prévert, che è riuscito ad entrare nella testa dei pesci ed  a decifrare i loro pensieri in occasione della crocifissione di Gesù. Erano questi:

La pesca miracolosa

 Mors Tua...
Pesci amici amati
Amanti di coloro che furono pescati in sì gran copia
Avete assistito a quella calamità
A quella cosa orribile
A quella cosa orrenda
A quel cataclisma
La pesca miracolosa
Pesci amici amati
Amanti di coloro che furono pescati in sì gran copia
Che furono pescati bolliti e poi mangiati
Pesci... pescetti... pescioni...
Come avete dovuto ridere
Il giorno della crocifissione.

    Piacerebbe a me potesse avvenire questo miracolo: che tutti coloro che continuano a predicare ed a ripetere "agnello di Dio che togli i peccati del mondo", un giorno diventassero loro degli agnelli, e che gli agnelli diventassero invece dei prelati (ma anche dei fedeli) ...con tutto ciò che ne consegue, soprattutto in prossimità di Pasqua.
    Comunque, posso accontentarmi intanto, ritenendolo una specie di miracolo, che mi sia ritrovato in occasione della prima visita del vescovo, anzi arcivescovo, Giovanni Ricchiuti a Banzi ed alla sua abbazia, anzi "Abbazzia", e che abbia potuto lasciarne, a modo mio, qui il ricordo.
    Dopo aver sentito i discorsoni fatti negli interventi del vescovo e dei rappresentanti istituzionali e paraistituzionali di Banzi, ne ricavo una certezza: che la vita dei banzesi non cambierà comunque di una virgola, anche col nuovo inquilino dell'arcidiocesi di Acerenza.
    Benintesi, se dovessi sbagliarmi, sono pronto ad aggiungere un'altra appendice a questa pagina, anche per rettificare eventuali refusi in cui dovessi essere incorso a mia volta io, nonché per precisare che era da ritenersi tale "Abbazzia".


Appendice bis:

    La citazione del cardinale Tonini, fatta sopra, mi ha fatto affiorare alla mente che anch'io ho corso il rischio di diventare un alto prelato. Me ne aveva fatta la predizione una vicina di casa - abitava in via Cairoli di fronte a Vito Di Meo, di nome 'Nduniell o Annodd, che ricordo avesse un po' fama di indovina o fattucchiera - quando un giorno, osservandomi, disse a mia madre: "tuo figlio ha la fronte alta, da grande potrebbe diventare anche un cardinale". A sentire ciò a me venne solo da ridere.
    Lei però aveva azzeccato un'altra predizione: che era imminente lo sposalizio di mia sorella Lina: "Severina" - disse a mia madre - senti come canta bello quell'uccello sulla tua casa? Quel canto vuole annunciare che tua figlia si sposerà presto". Ed infatti mia sorella Lina, si sposò improvvisamente dopo alcuni mesi.
    Io, però, anche se non sono diventato cardinale, quando sento qualcuno nominare Tonini, paradossalmente mi sento chiamato in causa proprio per quella mancata predizione; ma anche perché Tonini non è tanto diverso da Tonino, come mi chiamano in famiglia; e poi debbo confessare che le parole che pronuncia quel prelato, il suo modo di porsi, mi risultano credibili, sembrando verosimile che lo spirito santo possa albergare in uno come lui, assomigliante tanto ad uno stinco di santo.
    Viceversa mi è sembrata pura retorica l'esordio del saluto del vescovo Ricchiuti: "Passando davanti alle vostre case, nell'incrociare il vostro sguardo, ho sfogliato come un libro la vostra umanità ed ho sentito tutta la forza e la verità della espressione oraziana. ' O fonte di Banzi più splendente di ogni cristallo '. Qui tra di voi  io sento di essere dentro quella realtà, una umanità, una dignità che traspare limpida nel vostro sguardo, nella vostra accoglienza, nella vostra anima": chi le ha capite quelle parole? Quante persone a Banzi conoscono Orazio?
    Certo, più di qualcuno vede "abbiasciavanzudd, vicin alla rip d' Carn'val" un monumento che riporta alcuni versi della "Fons Bandusiae", ma da quelle parti non si va per raccoglimento poetico, bensì più che altro a ferragosto per abbuffarsi di agnello alla brace e trangugiare vino. Non ci credete? Eccone una prova!
    Una volta in treno incontrai una ragazza di Tricarico: "sei del paese di Rocco Scotellaro!", esclamai. "E chi è?" lei mi rispose. Ignorava l'esistenza di un poeta dell'altro ieri, vissuto realmente a Tricarico, di cui è stato anche sindaco: chi, oltre a quelli che fanno il liceo classico, può sapere dell'esistenza di Orazio, un poeta vissuto prima che nascesse Cristo, e la cui "Fons Bandusiae", peraltro, è dubbio che sia stata ispirata proprio dal rivoletto d'acqua che sgorga dalla ripa di Carnevale?
    Ad ogni buon conto, se dovesse tardivamente avverarsi la predizione di quella defunta mia vicina di casa, troverei senz'altro parole diverse da quelle della poesia oraziana, per cercare di fare presa sul mio gregge di fedeli.

06 novembre 2005
02 dicembre 2005

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