PRIMA DI ESSERE SCHIUMA
saremo indomabili onde

     

 

 

Può accadere che - come appresi nel 1976 preparando l'esame di medicina legale all'università di Bologna - una persona dopo morta vada incontro a fenomeni di saponificazione del proprio corpo, ovverosia di emissione di schiuma, ove il terreno in cui esso è inumato sia particolarmente umido.

Non ha a che fare con tale macabra schiuma quella citata nell'aquilone lanciato in cielo dal signor Livio di Forlì in riva al mare di Cervia oggi 16 settembre 2018, col quale ricorda suo genero Enea, morto sul lavoro.

Egli era un surfista e, dopo aver affrontato miriadi di onde, si era reso conto, arrendendosi, che, sebbene, una volta a riva, sarebbero diventate schiuma, le onde era impossibile domarle.

Quel motto profferito da Enea, suo suocero lo diffonde in cielo con l’aquilone, sublimandone il ricordo insieme ad un saluto di affetto, che il piccolo aeroplano si incarica di recapitargli, adempiendone sicuramente e facilmente la missione, giacché vola altissimo e quindi assai vicino a dove si possa trovare ora Enea.

Quando, incuriosito dalla scritta poetica che avevo letto, ho chiesto all'aquilonista chi fosse l'Enea indicato nell'aquilone, il signor Livio mi ha detto commosso: "era mio genero, morto in un incidente di lavoro, che amava praticare il surf". "Capisco allora il motivo di quella scritta" gli ho risposto, quasi commuovendomi a mia volta per la sua espressiva potenza poetica.

Ho riflettuto poi  che, in un certo senso, anche dal mare del mio animo scaturiscono in continuazione delle onde indomabili, costituite dalle irrefrenabili manifestazioni della libertà di pensiero ed espressione, che vanno a lambire spiagge lontane, sbattendo a volte impetuosamente contro scogli rocciosi.

E dire che il mio animo voleva essere un mare di indole calma e tranquilla, anzi, non voleva neppure essere un mare bensì una quercia, una delle tante sparse nella campagna del mio paese, che mi ispirò la poesia letta da Mietta il 2 ottobre 2006, inducendola a scrivermi che le piaceva molto il mio modo di comunicare.

Il mio modo di comunicare piaceva non solo a Mietta, piaceva (e piace tuttora) a tanti, come mi è stato attestato abbondantemente; è piaciuto sicuramente anche al presidente del tribunale di Varese, se il 16 ottobre 2013 non ha ritenuto dovermi far meritare per esso la prigione.

Il mio modo di comunicare non piace solo alla pseudo nobiltà ed al branco di licaoni del mio paese, dedito a spolparsi la carcassa della politica, della quale ne pretende l'esclusiva e non tollera gli si dica beh.

Nella mia attività di segretario comunale ho avuto a che fare con tanti sindaci, uno di questi (il più spregevole conosciuto), spesso diceva che "la questione è politica", sputando, mentre profferiva l'espressione, sempre uno spruzzo di saliva dal buco che separava i due incisivi superiori.

A ben considerare è attività politica anche quella posta in essere dal branco dei licaoni, quelli della savana africana e quelli del mio paese lucano.

Non ci si rende conto abbastanza, ma la vita di ognuno di noi è segnata dalla politica, quella cosa per cui c'è chi deve mangiare abbuffandosi e chi rimanere digiuno, chi poter rimanere dove è nato e chi andare via lontano.

E' dovuta quindi ad una questione politica anche il fatto che oggi stia ammirando gli aquiloni in riva al mare a Cervia e che, invece di diventare una quercia, mi ritrovi fra onde indomabili, tra le quali confondo quelle mie.

 

 

 

16 settembre 2018

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