SCOMMUNICATOR

 

A chissà quanti le feste di Natale lasciano in bocca un retrogusto di delusione: per aver ricevuto regali sgraditi, oppure per non averne ricevuto affatto. Ciò è comprovato dalla tanta pubblicità imperversata nei giorni scorsi su internet da parte di un sito, che metteva a disposizione il suo servizio di vendita per disfarsi subito dei regali inutili.

Io invece non mi aspettavo regali, neppure ricorrendo il 23 dicembre scorso il 30° anniversario di matrimonio, sicché non ero esposto a tale rischio. Non mi aspettavo regali non solo in ambito familiare, ma neppure in quello lavorativo, dove sono stato io ad offrire nei cinque comuni, ad amministratori e dipendenti, dei dolci fatti da mia moglie, denominati "Rose del deserto", di cui mi hanno chiesto tutti la ricetta, per averli trovati prelibati.

Anche dieci anni fa - chiedo venia per la dimenticanza in cui sono incorso nella pagina dal titolo omonimo - fui ancora io ad offrire pandoro, panettone e spumante nei quattro comuni dove prestavo allora servizio, suscitando lo stupore dei dipendenti,  abituati a vedere come invece chi mi avesse preceduto razziava tutto ciò che arrivasse in comune, come se fosse tutta roba indirizzata solo a lui.

Anzi, c'è di più: in uno di tali enti - come mi è stato riferito - accadeva anche che l'impiegata di segreteria fosse costretta dalla segretaria comunale a telefonare a tutte le ditte che avevano a che fare con quel comune, per sollecitare "il presente" per lei. Roba davvero che non può non suscitare disgusto ed indignazione.

 

Tuttavia, oggi, a feste finite, pare di sentire anch'io un vago retrogusto di delusione. Mi sono chiesto quale ne fosse la causa ed allora scopro che, effettivamente, anche a me un regalo quest'anno non è arrivato: trattasi del "Befanino", ormai abituato a ricevere dal professor Feo, qualcosa sempre di grazioso che, quando l'Epifania tutte le feste portava via, mi "molceva" un po' lo spirito. Peccato che il professore non l'abbia fatto quest'anno, o, se invece l'ha fatto, mi abbia escluso dalla lista dei destinatari, non sapendo io se e quanti ce ne siano tra loro che possano averlo gradito al pari di quanto l'avrei apprezzato io.

Comunque sia, non disponendo di quel piacevole passatempo, ed essendo costretto a rimanere a casa per la troppa neve che c'è in giro, che posso fare? Escluso che possa, a 57 anni suonati, "acciumintare" senza soluzione di continuità mia moglie, mi relego in castigo in un angolo, come se dovessi scontare una punizione, e cerco d'ingannare il tempo, con portatile e chiavetta, facendo qualche navigazione virtuale.

Approdo subito su un'isola, si tratta dell'isola dei Lotofagi, dove leggo una notizia di quelle che non passano in tv, questa:

 

"Echevarria, a Catania per un incontro con mille e 500 laici e sacerdoti dell’organizzazione ecclesiastica; s’è scagliato contro gli  abusi sessuali invitando alla «santa purezza» e affermando: «Un sondaggio indica che il novanta per cento degli handicappati sono figli di genitori che non hanno mantenuto la purezza del proprio corpo prima del matrimonio». L’Aias, l’ Associazione Italiana Assistenza Spastici, affida al segretario nazionale Francesco Lo Trovato la sua replica: «Si tratta di un’affermazione gratuita, del tutto priva di alcun fondamento scientifico. Trovo, inoltre, la frase offensiva per tutti i disabili e le loro famiglie, in particolare per quei tantissimi genitori di fede cristiana che alla morale cattolica si attengono scrupolosamente».

Ieri, dalla sede romana dell’Opus, il portavoce Giuseppe Corigliano precisa: “Innanzitutto, le cose dette dal Prelato non hanno un valore testuale, perchè pronunciate in un contesto di conversazione libera, in un clima di famiglia, sia pur numerosa come quella dei simpatizzanti dell’Opera. In secondo luogo, il riferimento a un dato scientifico può essere ritrovato nella percentuale di neonati sieropositivi che nascono da madri sieropositive. Il termine handicappato è del tutto generico e, quindi, è completamente fuori luogo ogni riferimento a malattie di natura genetica».

Ma, sempre da Roma, l’Associazione Italiana Persone Down non ci sta: «Non si possono usare gli handicappati per fare terrorismo religioso» , E in un comunicato spiega: «Crediamo che non ci resti che esprimere orrore e disagio per una tale affermazione, non solo priva di ogni validità scientifica (e ci piacerebbe che il capo dell’Opus Dei citasse altrimenti le sue fonti), ma anche priva di ogni forma di sensibilità e di rispetto umano. “Sappiamo”, continua l’Associazione Persone Down, “quanto spesso i genitori degli handicappati vivono con colpa la condizione dei loro figli, anche quando non esiste nessuna forma di responsabilità proprio per l’ignoranza che affermazioni come quella indicata alimentano e come tali sentimenti possano essere di pregiudizio a uno sviluppo e a un inserimento sociale di queste persone. Il fatto che tale mancanza di attenzione e sensibilità venga da un autorevole membro della Chiesa ci fa vivere con maggior dolore tale evento. Ci auguriamo, quindi, che monsignor Echevarria provveda quanto prima a correggere quanto affermato e a chiedere scusa agli handicappati e alle loro famiglie».

 

La notizia fa rivoltare lo stomaco anche a me e sentire il bisogno di esprimere la mia vibrata protesta, nonché profonda solidarietà alle famiglie che vivono il dramma di un figlio diversamente abile.

 

Salpo da quell'isola e continuo la mia navigazione. Imposto la barra a 360 gradi, per non approdare sui soliti luoghi comuni, ma guarda caso internet mi fa scoprire che è nata in Basilicata un'associazione proprio così denominata e che nel comitato direttivo ha un posticino anche un mio parente di quinto grado: lo riconosco in una foto mentre fa un eloquente gesto oratorio, sebbene un po' coperto dalla magnitudine corporea di un'associata matrona lucana, la quale non disdegnerà salsiccia e soppressata, bagnata da vigoroso "Aglianico" (avrà sicuramente delibato anche lei qualche bottiglia speciale d'annata prodotta dalla cantina di "Mast' N'col'"), e non vorrà dalla vita niente più ... neppure forse un lucano, avendolo probabilmente già per marito.

Comunque, se la Basilicata, e forse anche l'Italia, riusciranno a non sprofondare, almeno parte del merito andrà riconosciuta sicuramente all'Associazione Trecentosessanta, e pertanto anche a quel mio parente, a quella matrona lucana e - indirettamente, per aver dato loro ispirazione e brio - o' mir' d' Mast' N'col.

 

Continuando la navigazione, faccio un'improvvisa virata, perché mi viene in mente di andare a verificare se un web master abbia accolto ed esaudito la mia invocazione di reinserimento del link del mio sito in quello suo. Allora lo apro cautamente, con un misto di timore ed ansia. L'home-page mi accende una vaga speranza, perché vedo che ha fatto l'aggiornamento del sito, atteso che quella lucertola che recava seco la scritta <Banzi, paese della "Fons Bandusiae" di Orazio e "Città culla del Diritto"> è stata immobilizzata; ma poi, aprendo invece la pagina  dei link .... delusione totale: Antonio mi ha radiato per sempre! Dall'alto della sua corrucciata severità, avrà sentenziato: sia www.carcuro.com censurato per l'eternità!

Prendo atto allora, con totale sconforto, che per me non c'è più speranza: mi rifiutano i sindaci, mi rifiutano i web master, da tutti sono messo nella lista di proscrizione.

Allora, vuoi perché forse non riesco a comunicare positivamente con nessuno, vuoi perché mi sento dall'uno e dall'altro scomunicato, tutto ciò mi induce a dover coniare un nuovo termine per descrivere questo mio status: "scommunicator".


P. S. Nella navigazione ho fatto altre scoperte curiose ed interessanti, ma non voglio ingozzare i mie lettori come le oche per ingrossare loro il fegato, allo scopo di ottenerne un buon paté.

A chi ne fosse curioso, do l'arrivederci alla prossima settimana con ... (quasi quasi istituisco un settimanale titolato) "La Domenica di Tonino".

11 gennaio 2009

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