SONO FORTI I CARCURO!

    Leggo dal Bollettino Ufficiale della Regione Basilicata, n. 9 del 18.2.2007 che sui Carcuro si sta riversando una pioggia di sussidi.
   Infatti, a pag. 299 risulta che
Carcuro Rocco (sarà sicuramente egli il figlio di uno dei miei cugini), posizione in graduatoria 1360, prot. n. 816, per l'attività "lavorazione preziosi",  a fronte di un  investimento ammesso di € 80.787,92, gli viene assegnato un contributo di € 50.000,00; mentre a pag. 360 che Carcuro Mariangela (questa mi sfugge chi sia), posizione in graduatoria 414, prot. n. 418, per l'attività di "somministrazione alimenti e bevande", a fronte di un investimento ammesso di € 41.158,84,  ha un contributo assegnabile di € 32.927,07.
    Giacché non a tutti capita di leggere il Bollettino Ufficiale della Regione Basilicata, mi piace, tramite questo sito, dare maggior eco a tale bella notizia, che non può non far sentire orgogliosi chiamarsi Carcuro, e non può non suscitare invidia a chi ha un cognome diverso.
    Benintesi, io non mi ascrivo alcun merito, non c'entro assolutamente niente con siffatti sussidi: il merito va riconosciuto a chi possiede i grimaldelli giusti per entrare e manovrare nelle stanze del potere regionale... al massimo, quindi, io posso aver concorso con l'irpef che mi falcidia lo stipendio a costituire i fondi da cui quei sussidi vengono attinti, e gioire che Bossi si sia solo limitato a blaterare di secessione.
    Però, prima o poi arriverà anche il mio turno di beneficiario di sussidi, quando non potrò più fare a meno di arrendermi a farmi sponsorizzare anch'io per vedere stampate in un libro le mie poesie - se cederò alla seduzione del sogno di diventare veramente famoso - e caso mai avrò anche io un momento di gloria in piazza "Granturco", e Pierfranceso Rescio farà anche a me la presentazione, ed all'evento  parteciperà anche il sindaco, ed anche il presidente della comunità montana "Alto Bradano". 
   Allora il mio orgoglio di chiamarmi Carcuro diventerà ancora più forte, anzi esploderà, farà booooommm.


   Leggo poi anche, questa volta sul Corriere della Sera di giovedì 26 aprile 2007, un articolo di Carlo Vulpio che ho trovato molto interessante. Giacché, anche il Corriere non capita a tutti di leggerlo, mi piace che qualche mio lettore possa leggerlo tramite questo sito.
Una precisazione, tuttavia, è d'uopo: il nesso tra i contributi di cui sopra e quelli ricevuti da Bubbico è puramente causale, pardon intendevo dire casuale. Ma gustatevi ora l'articolo di Vulpio.

Fondi per la seta a Matera, indagine su sottosegretario

L' ex governatore Bubbico e il caso dei 20 miliardi di lire destinati a un allevamento di bachi mai decollato

   Dall'inviato di Montescaglioso (Matera) - 
   La Via della Seta, in Basilicata, è una magia che trasforma gelseti incolti e fantomatici allevamenti di bachi da seta in soldini veri. Pazienza se poi le magie riescono sempre a metà e, come vedremo, pur non essendo mai stato prodotto un filo di seta, pura o mista, i soldini (fondi UE per 20 miliardi di vecchie lire) sono stati lo stesso incassati fino all' ultimo centesimo. 
   E' questione di formule. Se in Cenerentola si trasformano zucche in carrozze e sorci in cavalli bianchi con un semplice Bibbidi-Bobbidi-Bu, in questa storia è bastato un piccolo correttivo: Bibbidi-Bobbidi-Bubbico, anzi Bibbibo-Bubbico, ed ecco un esercito di millepiedi pronto a produrre seta. Bibbibo e Bubbico stanno per Filippo Bubbico (Ds), attuale sottosegretario allo Sviluppo economico. 
   Due cognomi (il primo è inventato) per una persona sola. Il sottosegretario, nonché ex «governatore» della Basilicata, ecco l' inghippo, risultava essere Bibbibo quando faceva il presidente del consorzio «Seta Italia» e contemporaneamente era Bubbico quando faceva il presidente del consorzio «Seta Basilicata». Che sono i due consorzi che hanno gestito i denari dei fondi europei. Dove siano andati a finire questi soldi era ed è noto. 
   Lo sapevano i magistrati lucani, che hanno archiviato denunce senza nemmeno aprire le indagini. E lo sanno i magistrati di Catanzaro, che quelle vicende lucane hanno invece rispolverato ed esaminato. Le aziende, vere e finte, che hanno ottenuto contributi europei nell' ambito del sottoprogramma 4 «Sviluppo della gelsibachicoltura», rientrante nei programmi di «Miglioramento delle produzioni tipiche del Mezzogiorno e sviluppo di colture alternative», si trovano in diverse regioni italiane (ragion per cui è sorto il consorzio «Seta Italia» presieduto da Bibbibo). Ma in Basilicata sono finiti circa 4,5 miliardi, cioè quasi un quarto della somma complessiva sborsata dalla UE (ragion per cui è sorto il consorzio «Seta Basilicata» presieduto da Bubbico). 
   Di questi 5 miliardi, circa 600 milioni di lire sono stati intascati dalle persone fisiche di Rocco Luigi Bubbico, padre del sottosegretario, e Antonio Clemente, suocero del sottosegretario, entrambi affascinati dall' idea di una Via della Seta tutta lucana, anzi tutta in famiglia. 
   Di seta però, come abbiamo detto, nemmeno un filo. Gelseti e serre per i bachi sono lì, incolti e abbandonati. I contributi UE, invece, tutti riscossi. Ultima «rata», a dicembre 2001. Ma proprio la rata che avrebbe dovuto chiudere l' affare è all' origine della riapertura del caso, in quanto, ipotizzandosi la truffa aggravata, il reato non è prescritto. 
   Così Filippo Bubbico, già indagato a Catanzaro per abuso e truffa, in relazione a diverse operazioni del presunto «comitato d' affari» lucano nella sanità e nei finanziamenti europei a villaggi turistici, adesso deve rispondere anche per i soldi mai arrivati ai bachi da seta cui erano destinati. «Questa idea era un nostro progetto, e poteva rivelarsi un' ottima iniziativa - dicono i fratelli Pierpaolo e Rocco Nobile, ingegnere e agronomo, ex compagni di partito di Bubbico e, come lui, di Montescaglioso -. 
   Ma a Filippo dei bachi non fregava nulla, lui ha solo sfruttato il progetto per farsi pubblicità in un momento di flessione politica e tutto è andato in malora. Certo, i soldi li abbiamo presi tutti, ma nonostante questo molti di noi ci hanno anche rimesso». In ogni caso, un altro grande spreco di denaro pubblico. Con il quale veniva pagato anche un consulente (circa 300 milioni l' anno) del «calibro» di Andrea Freschi, che nessuno sapeva chi fosse, ma che aveva il vantaggio di essere stato imposto a se stesso (il politico Bubbico lo raccomanda al presidente del consorzio «Seta Italia», Bibbibo) come il nipote del «governatore» campano Antonio Bassolino. 
   Raccontano i fratelli Nobile che quando chiedevano a Filippo Bubbico ragione di tutti quei soldi a Freschi, lui rispondeva: «Eeeeh, nun me facite parla' ». 
   Invece il pm di Catanzaro, Luigi de Magistris, confida che Bubbico parli e che per esempio spieghi, oltre a tutte le altre vicende che lo vedono coinvolto, perché i due consorzi «Seta Basilicata» e «Seta Italia» da alcuni anni non presentino i bilanci, sebbene non siano né chiusi, né in liquidazione. O che racconti di quelle «consulenze» sui progetti per ottenere i contributi per i bachi da seta che lui e suo fratello Luigi, entrambi architetti, si facevano pagare attraverso regolari fatture dai fratelli Nobile. «Il 75 per cento di 83 milioni di lire - dice Rocco Nobile -, cioè 62 milioni, senza che loro abbiano fatto nulla. Visto che l' agronomo ero io». I bachi ormai erano morti prima di nascere. 
   Ma per Bubbico, mollato Bibbibo al suo destino, si apriva un' altra e ben più morbida Via della Seta: già sindaco, diventa assessore regionale alla Sanità, e poi «governatore» regionale, senatore e infine sottosegretario allo Sviluppo. «Sì, il suo», dicono in paese. 
   Filippo Bubbico, si mormora qui, è di umore nero. Ma ostenta calma. E a uno dei suoi più implacabili censori, Nicola Piccenna, tra i «grandi accusatori» in questa inchiesta sulla Basilicata, ha mandato a dire: «Io non querelo». Che può essere un segnale di pace. O chissà. Diavolo di un Bubbico, criptico come un Belzebubbico.
Vulpio Carlo

13 maggio 2007

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