UN GIRO SULLE SPALLE DI PAPA'
è il dono che ad Anzio si aspettano tanti bambini per Natale!

    C'è un bambino che ama continuare a girare il mondo sulle spalle del suo papà. Dopo essere stato visto a Ginevra il 23 ottobre 2005, in occasione del 1° concorso di recitazione di poesia in lingua italiana, ha deciso di ritornare nel suo Paese, l'Italia, dove ne è atteso l'approdo ad Anzio (Roma) il 20 dicembre prossimo.
   Venutolo a sapere, Rita Imperiali, che ha molto a cuore i bambini, tanto da diventare la mamma spirituale della grande famiglia "Giampi" di Nettuno,  ha deciso di accoglierlo con i dovuti onori nella "Sala degli Specchi del Paradiso sul mare" nella città di Anzio, organizzando per lui una grande festa. 
   Sapendo che anch'io amo tanto i bambini, ha invitato anche me a parteciparvi, inviandomi la locandina che annuncia il gioioso evento.
   Allora sarò pure io quel giorno ad Anzio ad assistere al tripudio dei bambini in festa, i quali, sembrerà strano, per Natale, invece dei soliti regali, ne aspettano uno semplice ma davvero bello: fare un giro "Sulle spalle di papà".
   Dato che l'evento è particolare, non voglio tenerlo segreto e riservato per me, pertanto inserisco qua la locandina, per non privare nessuno della possibilità di partecipare a questa grande festa.
   Arrivederci quindi ad Anzio il 20 dicembre 2007, ore 17,00, nella "Sala degli Specchi del Paradiso sul mare"!
   Ma cosa faranno sulle spalle dei loro papà i bambini? Vi do io qualche anticipazione di cosa faranno

SULLE SPALLE DI PAPA'

 Mamma mia com'è bello
andare in giro qua e là
sulle spalle di papà

sono alta più d'un cammello
con la testa sfioro il cielo
lecco dalle nuvole
lo zucchero a velo

quante cose belle
posso fare a libertà
sulle spalle di papà

solleticare le stelle
contarle ad una ad una
acchiappare la luna
mentre come una palla
si tiene in cielo a galla
combinarle un dispetto
farla ruzzolare dal tetto

sono in alto in alto
ma non ho paura
lui mi fa sentir sicura

così mi porta ai giardini
incuriosisco gli uccellini
anche in mezzo al mare
dalle sue spalle mi fa lanciare
quando arriva un cavallone
dentro faccio un bel tuffone

ma perché in città i bambini
girano solo nei passeggini?





Anzio - Paradiso sul Mare - Sala degli Specchi


L'EVENTO SU INTERNET

Dal sito: http://www.anzionettuno.com/eventi.asp?data=20-12-2007

SULLE SPALLE DI PAPA', PRESENTAZIONE LIBRO
Poesie, rime e filastrocche del poeta Antonio Carcuro.
Ricavato della vendita in beneficenza per il Centro Granello di Senape e per le altre attività dell'Associazione Giampi Onlus di Nettuno, in aiuto ai bambini in Italia e nei Paesi in via di sviluppo.
Alle ore 17.00 presso la Sala degli Specchi, Paradiso sul Mare di Anzio.


Dal sito: http://giampi.org/albatro-urlatore-3-web.pdf (pag. 5)





è spegnerla.


...ed ecco finalmente arrivato il 20 dicembre 2007, 
siamo nella Sala degli Specchi del Paradiso sul Mare di Anzio, 
è un bel giorno di festa, guardate!
Cominciamo con le foto ricordo...


Chi fosse interessato ad acquistare il libro, è invitato a rivolgersi direttamente all'Associazione Giampi:
via e-mail all'indirizzo: info@giampi.org;
telefonicamente ai numeri: Tel. 06 98578074; fax. 06 98578033- 06 9854530 Cell. 347 3502703;
Il prezzo è di € 5,00 ed il ricavato verrà devoluto al sostenimento delle iniziative di solidarietà svolte direttamente dall'Associazione medesima a favore dei bambini bisognosi in relazione ai diversi progetti in corso.




Gli autori del libro "Sulle Spalle di Papà": il poeta Antonio Carcuro e l'illustratrice Marika Cibati.

 
Da sinistra: Jennifer ed Emanuela si alternano a giocare a "Nascondino tra le nuvole"
[a conclusione della serata, Emanuela ha provato l'ebbrezza di salire sulle spalle del poeta 
mentre Jennifer - previo permesso di sua mamma - ha avuto da lui un bacio sulla fronte];
Riccardo che trasforma in una lieve poesia le difficoltà delle "Declinazioni e coniugazioni";
Mariastella che, giacché "Arriva Natale", tra un po' domanderà a sua mamma: "la letterina dove la vado ad imbucare?" 
Lorenzo che spiccherà infine anche lui un volo "Sulle spalle di papà".



Rita Imperiali, presidente dell'Associazione Giampi, fa intervenire infine il poeta Antonio Carcuro.



Da sinistra, Elmerindo Pietrosanti, sua moglie Rita, Teresa, il marito poeta Antonio, Maria Grazia Ronci.


... la foto non è riuscita nitida, ma vedrete invece oltre quanto sia nitido e bello ciò che ha scritto e letto proprio Maria Grazia per presentare il libro "Sulle Spalle di Papà" e per invitare alla sua lettura! Cominciamo intanto ... 


... con l'introduzione di Federica

20 Dicembre! Fra qualche giorno sarà di nuovo NATALE!

  E’ incredibile come giorni, mesi ed anni trascorrano, sotto i nostri occhi, velocemente, tanto da non riuscire a renderci conto di come tutto ciò che ruota intorno e soprattutto la nostra stessa esistenza siano solamente un attimo! Un solo, unico, profondo respiro che noi chiamiamo vita e che racchiude emozioni quali amore, dolore, speranza, odio, gioia, perdono, affanni!

La vita che ci viene proposta, nell’era in cui viviamo è, però, fatta soprattutto di affanni:. “stress” come viene definito oggi. Provate, infatti, a pensar a ciò che succede ogni mattina a molti di noi.

La giornata inizia con il suono di una sveglia che, per molti mesi dell’anno, viene portata avanti di un’ora, ci troviamo, quindi, già defraudati di un’ora di sonno mattutino! Il che spesso influisce negativamente sull’umore di molte persone, rendendole già nervose di prima mattina! Successivamente, prendiamo, salvo scioperi, il treno, la metro o un altro mezzo pubblico, per raggiungere il posto  di lavoro e, se siamo fortunati, forse riusciamo a trovare un posto in piedi. Nel caso di utilizzo della propria auto, non crediate che la cosa si semplifichi poiché, se si parte con qualche minuto di ritardo, sicuramente ci troviamo imbottigliati in un traffico caotico! In pratica, quando riusciamo a raggiungere le sedi lavorative già siamo stressati.

Ci adoperiamo quindi di far trascorrere la giornata nel migliore dei modi, cercando di fare il nostro dovere con una strana calma inquietante, in attesa del percorso inverso  che dovremo affrontare per tornare a casa, con gli stessi disagi della mattina!

Tornati finalmente a casa, ognuno di noi sa che la giornata non è ancora finita poiché c’è tutto da sistemare: la spesa, la cena, i conti che troppo spesso non quadrano! Naturalmente sono cose importanti che fanno parte della quotidianità. Deve esserci tempo per tutto ciò ma, presi da tante preoccupazioni, non ci rendiamo conto che non abbiamo tempo per la nostra famiglia o meglio ce n’è per attività come palestra, piscina, calcio, calcetto ed altri impegni, ma ognuno lo fa per conto proprio. La famiglia intesa come madre, padre e figli, non ha tempo per stare insieme; spesso neanche la sera poiché, durante la cena c’è il televisore acceso e non si può parlare.

Riusciamo, a malapena  a dialogare in questo modo:  
- “Com’è andata in ufficio?”;
- “Come al solito”;
- “A scuola ci sono state novità?”;
- “Niente di particolare”;
-“Hai fatto i compiti?”;
- “Sì”;
- “Bene, poi gli darò un’occhiata;
- La cena è quasi pronta.

Questo, in linea generale, è il punto di contatto serale di una famiglia moderna. Dopo cena , invece, la situazione peggiora; ognuno, infatti, si chiude nella propria stanza dove c’è un televisore  o un computer, bello ed interessante sì ma pronto ad isolarci dal resto dei propri cari.

Così, in questa società frenetica, lasciamo sfuggire la nostra vita, giorno dopo giorno, senza  fermarci, senza pensare che c’è qualcosa di veramente prezioso di cui poter godere e, strano a dirsi, addirittura gratuitamente – poiché oggi nulla è gratuito -  e che rende  veramente viva la nostra esistenza: LA FAMIGLIA.

Viverla, finalmente, senza la presenza indiscreta di elementi esterni. Cercare in qualche modo di difenderci, almeno per un po’, dal continuo bombardamento che subiamo, fatto quasi esclusivamente di notizie tragiche,…poiché fanno  ascolto! Ritrovare, almeno per un’ora la sera, un po’ di serenità attraverso i colori ed il calore della fantasia che regalano i libri. Leggerli insieme ai nostri bambini, stimolandoli magari ad inventare anche finali diversi oppure nuove storie.

Cercare, insomma , di depurare la mente da tutta la negatività che, troppo spesso, i mass media ci propongono in modo quasi maniacale, ritrovando nella semplicità di storie di un tempo e di semplici giochi quella serenità e quella libertà di cui la nostra mente è ricca  e della quale vogliono privarci.

Stasera vogliamo proporvi proprio questo: spegnere la TV ed accendere  la fantasia, presentandovi un piccolo ma vivace libro dedicato ai  piccoli di casama , perché no, anche ai grandi, e lo faremo attraverso il racconto di una breve favola, per ritrovare le semplici emozioni di una volta .

Grazie per l’attenzione e BUON ASCOLTO!




favola di Maria Grazia Ronci

C’erano una volta, tanto tempo fa, sere durante le quali nonni, mamme, papà raccontavano fiabe, leggende e filastrocche ai loro bambini che, contenti, le ascoltavano, prima di addormentarsi, nel loro caldo lettino.

Ogni parola di quelle storie, usciva dai libri e si trasformava in una dolce voce narrante che, pian piano, si allontanava da quei lettini nei quali i bimbi si addormentavano e volava verso il cielo, in alto sempre più in alto, fino a raggiungere, aiutata dal vento, le bellissime nubi su cui, da sempre, giocano gli angeli.  Tutte quelle celestiali creature, udendo la tenera melodia di quella voce, si sedevano sulla nuvola bianca più grande e morbida per ascoltare quelle magnifiche storie, giunte fin lassù.

Erano tempi in cui i bambini, nelle belle giornate, correvano sui prati per far volare allegramente in cielo i loro aquiloni i cui colori erano vivaci come quelli dei fiori. Su alcuni di essi c’erano disegnati grandi occhi e bocche sorridenti che li trasformavano in simpatici volti che, dal cielo, sembravano osservare tutto e sorridere davvero.

I bambini li vedevano ondeggiare, con le loro code colorate, in quell’azzurro mare sospeso sulle loro teste fin quasi a raggiungere le nuvole e, a volte, capitava che un aquilone, volando tra le nuvole più alte, riuscisse a vedere su di esse gli angeli, tutti seduti ed attenti ad ascoltare qualche cosa che lui, però, non riusciva a sentire. Incuriosito, allora, l’aquilone scioglieva dalla sua pancia il lunghissimo filo che lo teneva legato a quel rocchetto che i bambini stringevano tra le mani, necessario per riportare sul prato il loro “amico volante” e, libero, scompariva tra le nubi fino a raggiungere gli angeli.

Ora, finalmente, anche lui riusciva a sentire l’eco di quelle fiabe e di quelle filastrocche! Le trovava talmente belle che, per non farle volare via fino a perdersi, le legava con un fiocco invisibile agli anelli della sua lunga coda colorata.

Contento di aver trovato quei doni, considerati da lui tanto preziosi per i bambini, l’aquilone riprendeva il suo festoso volo fino a quando, stanco, si lasciava nuovamente cadere su quel prato dove i suoi piccoli amici erano rimasti, con il naso all’insù, ad osservarlo mentre scompariva tra le nuvole.

I bambini, vedendolo scendere cullato dal vento, correvano felici cercando di indovinare il punto in cui sarebbe atterrato e, una volta raggiunto, lo riprendevano, coccolandolo come un caro compagno che, finalmente, era tornato per giocare ancora tante altre volte con loro. Insieme, poi, si avviavano verso casa.

Sono trascorsi molti anni da allora. Quei bambini sono cresciuti, hanno avuto figli e molti di essi sono diventati anche nonni. I loro figli e nipoti, però, non ascoltano più le storie fantastiche o le filastrocche che i libri, “amici” troppo spesso dimenticati, vorrebbero far conoscere ai nuovi bambini; quei libri ormai sono superati,“appartengono alle cose vecchie”, quelle cioè di un tempo che non c’è più.

Oggi i bambini, la sera, si addormentano davanti alla televisione oppure giocano con il computer, con la play-station o con internet, prima di andare a letto. Quando, infine, si addormentano, sognano, di vincere la partita di uno dei tanti “videogiochi di guerra”, magari sperando di uccidere tanti nemici!

Una notte, però, dalla soffitta di una delle case di queste “nuove famiglie” si sente qualche rumore. Un papà distoglie la sua attenzione dalla Tv e sale in soffitta per controllare. Quando entra, nota che da una vecchia cassapanca che qualcuno ha aperto, non si sa come poiché il coperchio era chiusa a chiave, si vede spuntare una coda colorata, formata da tanti anelli.

Il papà, incuriosito, si avvicina e scopre che all’interno, oltre ad alcuni libri e un quaderno ingiallito, c’è il resto di quella coda. E’ il vecchio aquilone che suo nonno aveva costruito per suo padre e con cui, qualche volta, aveva giocato anche lui.

Con nostalgia, allora ricorda il volto del nonno e la gioia di quel lontano giorno quando, insieme, erano andati su un prato per provare a farlo volare. Erano trascorsi molti anni da quando il nonno lo aveva costruito, ma quel vecchio amico, vestito di vivaci colori, con il suo volto buffo e sorridente, aveva ancora una volta dimostrato di saper raggiungere il cielo per andare alla ricerca di altre favole da portare ai bimbi.

Con delicatezza, allora, lo tira fuori dalla cassapanca e, come per incanto, su ognuno degli anelli della coda più lunga, legate con un fiocco, appaiono tante piccole pergamene sulle quali c’è scritto “fiaba”, “leggenda”, “filastrocca”.

Le frasi di quelle storie gli tornano alla mente. Le leggeva anche lui quando era piccolo e mentre ripensa ai suoi vecchi libri di fiabe, proprio quelli che sono nella cassapanca, un delicato alito di vento fa sì che una delle code più piccole dell’aquilone si alzi per poi sfiorare, come se fosse una carezza, la mano del papà che sta osservando il volto sorridente di quel vecchio amico, riuscendo quasi a sentirne la voce che gli sussurra:Bentornato! E’ bello non essere dimenticati e rivivere, insieme, antiche emozioni che non hanno tempo, anche se  ora non sei più un bambino!”. 

Il papà capisce ciò che quel “vecchio amico” ha voluto dire al suo cuore. Si ricorda anche del quaderno ingiallito che ha visto tra le cose riposte in quella cassapanca e sul quale suo nonno aveva scritto, con amore, storie e filastrocche nate dal suo cuore. Lo prende e nota che, sulla copertina, c’è scritto qualcosa che il tempo ha sbiadito ma che fa sorridere il papà e fa sì che i suoi occhi diventino lucidi.

Dopo qualche minuto di riflessione, torna, con il vecchio aquilone e il quaderno ingiallito, dai suoi bambini. Li distoglie dal computer e li invita a sedersi accanto a lui poi si rivolge loro dicendo: “Sedetevi accanto a me e ascoltatemi bene: avete mai pensato di inventare qualche storia, qualche filastrocca per rendere questo mondo, così affaticato, meno triste e un po’ più fresco e colorato?”.

I bambini, perplessi, osservano il papà, l’aquilone e il vecchio quaderno con aria interrogativa e rispondono: “No, certo! Quelle cose non si usano più! Oggi abbiamo altri giochi e passatempi!”.

A quel punto, anche la mamma, incuriosita da ciò che ha sentito, spegne il televisore e si avvicina. Osserva il marito e si rende conto che nel suo volto c’è un’espressione che ricorda quella che lei ha visto in alcune foto, quando era ancora bambino! Incuriosita, si siede anche lei e lo ascolta.

“E’ vero “- continua il papà – “bisogna lavorare di fantasia per inventare storie e buona volontà per costruire anche semplici giocattoli. Oggi è tutto più semplice: ci sono i giochi elettronici che fanno tutto. sono belli, certo, Sono nati dalla  nuova tecnologia dell’uomo, ma….. i bambini non devono fare altro che premere un tasto e seguire le istruzioni, non occorre farli pensare!

E’ molto triste tutto ciò poiché la vostra mente è ricca di freschi e incontaminati pensieri che, se espressi, potrebbero donare a noi adulti tesori immensi! Insieme, però ,potremmo scoprire qualcosa di bello che il computer non può donare ai bambini! Avete mai provato l’emozione di guardare dall’alto la stanza come se foste un aquilone che vola in cielo e cercare di prendere tutte le parole che escono dai libri di favole e filastrocche per non farle fuggire in cielo?”

“No, noi siamo abituati a giocare  solo con i giochi elettronici perché anche i grandi lo fanno! – rispondono i bambini e continuano dicendo - “Non abbiamo mai costruito un aquilone o inventato favole e filastrocche, perché tu non ce lo hai insegnato. Tu e la mamma non avete tempo per portarci sui prati o raccontarci fiabe”.

 Il papà, a questo punto, si rende conto di aver privato i suoi figli delle vere emozioni, quelle che si possono vivere insieme facendo le cose più semplici e risponde loro “Avete ragione, ma sono in tempo per rimediare?” I bambini esclamano “Siii!”.

 Bene!  - risponde il papà – “Farò provare ad ognuno di voi questa emozione, la stessa che provai anch’io quando  ero bambino facendovi salire sulle mie spalle!

Voi, da lassù, dovrete riuscire a prendere con la fantasia, proprio come  se foste un aquilone, le parole delle filastrocche che vi leggerò da questo vecchio quaderno che mio nonno intitolò Sulle spalle di papà! ”

Conservatele nel vostro cuore e fatele rivivere nel tempo, raccontandole un giorno ai vostri figli!


... finalmente quel papà si rende conto che è tanto più bello farsi attorniare dai suoi bambini e giocare insieme a loro!
... così spegne l'odiosa tv, tira fuori un aquilone, lo lega ad un rocchetto, mette questo in mano alla sua bambina più piccola, la prende sulle spalle e corrono insieme all'aperto nel giardino vicino ...
... l'aquilone si solleva magicamente in cielo, cominciando subito a garrire ineffabilmente all'unisono con la fantasia ed i cuori di bambini e papà di quella ritrovata famiglia!
... ma la mamma che fa?...
... sentendo dalla finestra quei versi di gioia autentica dei suoi bambini mai uditi prima, invece di buttare la pasta nella pentola che già bolliva...
... "oggi mangeremo un quarto d'ora più tardi" - dice fra sé - "adesso vado a condividere anch'io questa gioia"...
... ed allora, dopo che suo marito ha spento la televisione, spegne anche lei il fornello, si affaccia alla finestra e grida: 
"arrivo subito anch'io!".


CHE BELLO AVERVI INCONTRATO!
Ricordi ed emozioni del poeta

Partire mi procura sempre una certa angoscia. Per Roma poi, può sembrare strano, essa è connaturata al luogo, giacché tutte le volte che mi sono recato nella capitale non è mai stato per diletto, ma costrettovi dagli  esami da sostenere per concorsi, in particolare quello per segretario comunale.

Il viaggio che mi accingevo a fare questa volta non era però più collegato ad un impegno di tale natura, eppure, per una sorta di riflesso condizionato, quell'oscuro sentimento si agitava dentro me, anche perché, alla fin fine, ancora di un cimento si trattava, sia pure affatto particolare, da affrontare.

Il motivo di questa missione era costituito dalla presentazione di un libricino - "Sulle spalle di papà" - contenente mie poesie per bambini, organizzata da Giampi, un'Associazione onlus di Nettuno, libricino che costituiva il risultato di un'iniziativa pedagogico-sociale, mirante a sottrarre i bambini dall'abulica passività televisiva, denominata "Spegni la tv, accendi un libro e vola con la fantasia". 

All'evento, ovviamente - fissato per il 20 dicembre 2007, ore 17,00, ad Anzio, Paradiso sul Mare, Sala degli Specchi - ero invitato a partecipare anch'io, essendo previsto nel programma anche un mio intervento, ed era proprio ciò che dava origine alla mia angoscia, giacché su un palco, e col microfono, non mi era ancora mai capitato di parlare prima.

Teresa, mia moglie, a Roma non ci era mai stata, allora mi sono fatto accompagnare anche da lei, sia per togliermi questa specie di debito, sia e soprattutto per condividere insieme questo evento particolare,  forse eccezionale ed unico per me.

Allora eccoci mercoledì 19 dicembre sull'Eurostar in partenza da Milano alle ore 9,00: orario d'arrivo previsto per Roma Termini 13,30. L'atmosfera sul treno era già natalizia, con studenti che ritornavano a casa per le vacanze: due studentesse, Cristina ed Alessandra, erano sedute insieme a noi: entrambe, romane, frequentavano l'università Bocconi.

Era impossibile non conversare con loro, anche se Cristina è stata interrotta e distolta dallo studio, che intendeva continuare a fare anche in treno, di un manuale di diritto privato, materia questa che era stata anche per me oggetto del primo esame e che avevo ancora nitida nella mente, seppure fossero trascorsi trentacinque anni, al punto che le ho fatto mettere a fuoco qualche concetto, come ad esempio i contratti per adesione, differenza tra risoluzione e rescissione contrattuale, contratti reali e ad efficacia reale, contratti sinallagmatici ed unilaterali, emancipazione, potestà (denominata ora genitoriale e non patria, come prima delle riforma del diritto di famiglia avvenuta nel 1976), ecc.

Alessandra, invece, non aveva in mano libri universitari, bensì un romanzo ponderoso, di ben 1367 pagine: "Mondo senza fine" di Ken Follet, che tuttavia, anche lei, ha messo a riposo per il piacere della conversazione. Lei studiava lingue e, oltre a quelle europee, conosceva anche il russo ed il cinese.

Le ho raccontato allora come fosse diffuso Banzi in Cina (ma anche in Giappone, Corea, Africa, ecc.), sia pure pronunciato "Banzai" ed ho anche approfittato a farmelo scrivere, compito che è stato eseguito disinvoltamente senza alcuna titubanza. Mi ha spiegato poi, rispondendo ad una mia curiosità, che l'alfabeto cinese è composto da mille lettere, nessuna delle quali ha corrispondenza con quelle italiane.

Quella piacevole conversazione stava correndo il rischio d'interrompersi quando, essendo salite alla stazione di Bologna due signore, amiche tra di loro, accomodatesi esse a fianco nella fila parallela, hanno cominciato, maleducatamente, a percuoterci i timpani con le loro voci, come se fossero nel salotto di casa propria. 

Ad un certo punto - al fastidio si è aggiunta così anche una noia insopportabile - si sono messe a fare l'elenco dei regali avuti da bambini e ragazzi in famiglia, al che io, rivolgendomi ad Alessandra con un tono di voce tale che potessero sentire anche le signore bolognesi, ho detto: "Qui siamo condannati ad ascoltare l'elenco dei regali fino a Roma Termini".

La signora più giovane ha sentito, è arrossita un po' ed ha capito finalmente che dovevano moderare la loro voce, procurando ciò un grande sollievo in noi, tanto maggiore quando, dopo un po', la signora più anziana ha cominciato a far penzolare la testa a destra ed a manca, vinta dal sonno che le stimolava il treno col suo dondolamento.

Così il viaggio si è concluso piacevolmente senza accorgercene, con Alessandra che si è alzata precocemente per andare a recuperare il suo valigione, attesa per un Natale di allegria dai suoi quattro fratelli e sorelle, Cristina rimanendo invece seduta fino alla fine, perché lei viaggiava senza valigia, avendo una sorella gemella che le dava da condividere vestiti e scarpe.

Arrivati (strano a dirsi, in anticipo) a Roma, abbiamo depositato la valigia in stazione e, presa la metropolitana, io e mia moglie ci siamo ritrovati in piazza di Spagna, da dove abbiamo cominciato l'escursione della capitale. Prima di riprendere il treno per Nettuno alla sera, avevamo girato i posti più rinomati: Trinità dei Monti, Fontana di Trevi, Pantheon, piazza Navona, piazza Madama (un marinaio presidiava il palazzo del Senato con mitra imbracciato, passandovi davanti gli ho strappato un sorriso dicendogli: "Per cortesia potrebbe far esplodere il colpo dopo che siamo passati noi?"), Castel Sant'Angelo, Sn Pietro, Colosseo, Altare della Patria, Campidoglio.

In San Pietro non poteva non costituire una tappa obbligata (ne sentivo profondamente bisogno) andare in raccoglimento davanti alla tomba di Giovanni Paolo II, ed è stata un'emozione intensa che mi ha fatto sgorgare irrefrenabilmente le lagrime, pur nella fugacità della sosta, durata non più di una ventina di secondi, perché la fila dei visitatori era ancora fitta ed i guardiani ci hanno invitato subito, perentoriamente, a proseguire.

A Giovanni Paolo II avevo invocato la sua intercessione allorché una signora - di cui ho conoscenza solo a livello di internet e non per motivi di chat - l'anno scorso mi aveva raccontato la sua terribile sventura di essere affetta da un cancro al seno (che le era stato anche asportato), nonostante avesse poco prima fatto la rituale mammografia, il cui esito era stato diagnosticato, incredibilmente e sconcertantemente, negativo dallo specialista. Mi aveva implorato di pregare per lei, se fossi stato credente, in preda alla costernazione com'era.

Ne rimasi talmente colpito che, anche se non vado pressoché mai a messa, mi recai forse quello stesso giorno nella chiesa di Druogno, impetrando dal profondo del cuore l'intercessione proprio a Giovanni Paolo II, al quale chiesi di convertire tutte le mie sofferenze ed eventuali meriti acquisiti a beneficio di quella donna, perché potesse guarire.

Ho ricevuto in seguito da lei messaggi rassicuranti, uno proprio stamattina di Natale, nel quale scrive di non crederci ancora di stare bene, perché è come se fosse stata "miracolata"  (sic!). Che si tratti di miracolo o meno non lo so (in ogni caso, anche se lo fosse, non intendo menar vanto alcuno), so solo che io sono rimasto sollevato a leggere tale bella notizia, ed ho fatto un Natale più sereno anche grazie ad essa.

Prima di scrivere del motivo principale della mia missione romana, non posso non fare cenno di altre due emozioni  provate per l'occasione: la scoperta che a Nettuno si trova il santuario contenente il sepolcro di Santa Maria Goretti, Santa della Purezza, ed il Sicily Rome American Cemetery and Memorial - cimitero americano dove sono sepolti i soldati morti durante lo sbarco avvenuto in Sicilia e ad Anzio per la liberazione dell'Italia dai nazisti -, cimitero d'una bellezza ed una pace sublimi che ti blocca il respiro.

Ma la prova di un'altra emozione, dall'esito non pronosticabile, cui dovevo essere sottoposto, mi attendeva ad Anzio nella "Sala degli Specchi del Paradiso sul Mare", ed ormai stava giungendo il momento.

Ciò che sentivo dentro assomigliava molto alla sensazione provata ancora nel mese di dicembre, il giorno 23 di 29 anni prima, quando con mia madre attendevo in chiesa a Besozzo l'arrivo di quella che sarebbe diventata, nel giro di un'ora, la mia sposa: anche in questo caso l'affluire delle persone in quella sala era per partecipare alla celebrazione di una specie di rito nuziale, tra me e la poesia.

Finalmente vedo Marika Cibati, l'autrice delle illustrazioni, e non riesco a trattenere un abbraccio entusiastico; poi l'esposizione dei libretti su un tavolo rivestito per l'occasione con un panno verde; la sala addobbata con mille palloni colorati, che si moltiplicano riflessi dagli specchi, soprattutto i tanti bambini con i genitori: tutti erano lì per le mie poesie e filastrocche.

Arriva il momento fatidico: Rita Imperiali sale sul palco, impugna il microfono e dà avvio alla cerimonia, ma in quel momento sembrava che il microfono lo avesse preso il mio cuore e che fosse collegato ad un potente amplificatore, per come rimbombava con i suoi battiti.

Presentazione della manifestazione con rituali parole di ringraziamento, quindi l'introduzione ed il racconto della favola riportati sopra, che, non mi sembrava vero, erano tutti stati scritti e venivano letti per le mie poesie. Ma l'emozione è stata dirompente quando ho visto salire sul palco i piccoli attori che dovevano recitare alcune delle mie poesie, a cominciare dalle bambine Jennifer ed Emanuela, che si sono alternate a leggere a strofe "Nascondino tra le nuvole", con un'espressività tale da sembrare quasi di essere loro là in cielo tra le stelle a vedere come una di esse giocasse a nascondino con la luna tra le nuvole. E poi Riccardo, che come ha saputo enfatizzare la difficoltà delle "Declinazioni e coniugazioni"!; e Lorenzo che si è fatto il giro finale"Sulle spalle di papà".

Era giunto a questo punto il mio turno: per fortuna nel frattempo avevo avuto il tempo di controllare i battiti del cuore ed il fiato, dicendo forse anche qualcosa di pertinente, dopodiché rimaneva solo da rinfrancarsi e compiacersi per la riuscita della bella manifestazione, che era stata dedicata alla creatura partorita dalla mia fantasia.

L'auspicio che faccio è che il coraggio mostrato da Rita Imperiali, nello scommettere ed investire su un poeta anonimo come me - fatta eccezione per internet dove oramai da qualche anno Google, su circa tre milioni di siti, mette me al primo posto in materia di "poesie per bambini" - possa consentirle di procurare alla sua Associazione Giampi un po' di fondi per realizzare i progetti che le stanno a cuore, di aiutare i bambini in situazione di difficoltà, promuovendo le adozioni a distanza.

Io stesso ne farò almeno una. E' incredibile pensare che, se solo uno smettesse di fumare, con ciò che risparmia potrebbe dare da mangiare e far studiare almeno due bambini che vivono in qualche paese povero; addirittura, a momenti si potrebbe mantenere un bambino anche solo tenendo spenta la tv ed utilizzando il canone Rai risparmiato: nell'uno e nell'altro caso, peraltro, con grande beneficio per la salute fisica e mentale. Ma qui non voglio rubare il ruolo a Beppe Grillo, che sa dire le cose in modo sicuramente assai più eloquente ed efficace di me.

Grazie, Rita Imperiali, per il nobile messaggio che hai inteso lanciare con la tua iniziativa, concedendomi l'onore di utilizzare per tale scopo le mie poesie, anche se, forse, hai esagerato nell'uso dell'aggettivo "grande", dato al nostro piccolo libretto, aggettivo che invece si attaglia senz'altro bene ad un Papa come Giovanni Paolo II, che voglio ancora una volta citare, per far visita alla cui tomba sono venuto volentieri a Roma, e che, forse, oggi, giorno di Natale, è stato cagione di quella e-mail inviatami da quella sconosciuta amica, con la quale mi comunica di stare bene e di non sembrarle ciò vero.

Non posso, Rita, non ritenere rivolta anche a te e tuo marito Elmerindo l'esclamazione posta in apertura del nostro libretto di poesia: "Che bello avervi incontrato!".

Mi pare, a questo punto, di aver raccontato forse tutto, anzi no, perché mi piace ricordare ancora il bacio che la mamma di Jennifer mi ha concesso di dare sulla fronte alla sua bambina, e due palloncini rosso e blu che, sfuggiti dalle mani di qualche bimbo, sono rimasti prigionieri sotto il soffitto della Sala degli Specchi: peccato che non siano volati in cielo a raccontare alle stelle, alla luna ed alle nuvole che sulla terra c'è qualcuno che le ama, ed è affascinato dai giochi che loro fanno lassù nel cielo!


P. S. Per completezza di cronaca,  sono venuto a conoscenza che all'evento, tramite il proprio sindaco, ha partecipato idealmente anche la comunità bantina, che ha voluto porgere il saluto ed esprimere "ovvio ma sincero apprezzamento per la manifestazione e, soprattutto, la soddisfazione e l'orgoglio nel sapere protagonista della serata il concittadino Dott. Antonio Carcuro". Inoltre, che il Comune di Banzi ha impegnato per l'Associazione Giampi la somma di € 350,00 per acquistare un certo numero di "Sulle spalle di papà".

Grazie, a nome di Giampi!


L'EVENTO SULLA STAMPA LOCALE

Errata corrige: nell'articolo è scritto erroneamente Bansi anziché "Banzi", il paese d'origine del poeta Antonio Carcuro.

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