UN PUNTINO NEL MONDO CHIAMATO BANZI


    La prossima volta che andrò a Banzi, forse conoscerò la bambina Tonia Riccardi, scolaretta di III elementare, il cui disegno con la poesia "Il mio paese" - da me elaborato in un'immagine gif ed inserita nel mio sito -  risulta occupare uno dei primi posti nei motori di ricerca  su Banzi, nome che, come evidenziato altrove, non indica solo il nostro paese, ma una serie sterminata di altri luoghi, cose e persone.
    Probabilmente, però, quella bambina non ne sarà neppure a conoscenza e, pertanto, non ha motivo di inorgoglirsi che quel suo "puntino" faccia non solo girotondo, ma il giro del mondo di internet, facendolo conoscere in tutti i continenti, nei quali chissà quante persone si imbatteranno nel suo poetico disegnino. 
    A Tonia il suo paese piace per quello che è: per la sua gente, per la villa, le panchine e le giostrine, per il boschetto, per il centro storico e, se dovesse un giorno andare via anche lei da Banzi, probabilmente il suo paese se lo ricorderebbe e lo rimpiangerebbe per quelle cose, non perché ci sono tanti reperti archeologici, o che nell'"annus domini" 1088 venne in visita all'abbazia benedettina il papa Urbano II, oppure ancora che alla fonte del ruscello che lo attraversa possa essere stata dedicata da Orazio la sua "Fons Bandusiae".
    Se qualcuno dovesse chiedere anche a me, se Banzi mi piace e per che cosa, io risponderei semplicemente ed essenzialmente perché lì ci sono nato, lì mi si è rivelato il mondo attraverso la sua luce, il cielo azzurro e variopinto di nuvole,  stellato di notte, il volto, gli occhi e la voce della gente, i versi dei passeri, delle rondini, dei galli al mattino, di tutti gli altri animali, il ronzio delle mosche, i colpi di maglio "d' mast Roc", per citare solo alcune cose; perché lì ho provato tutta la gamma dei sentimenti (gioia, amore, dolore, ansia, tristezza, paura, speranza...) durante i primi vent'anni della mia vita e mi è pressoché indifferente e fa sentire poca fierezza che a Banzi ci siano tanti reperti archeologici, che nell'"annus domini" 1088 sia venuto in visita il papa Urbano II, che la fonte del ruscello Banzullo possa aver ispirato ad Orazio la "Fons Bandusiae".
     Quando ritorno a Banzi, è vero, vado spesso verso "Moncamasone", località archeologica importante, ma solo perché nei paraggi c'é il cimitero, dove riposa mia madre, e dal 3 maggio scorso anche mio padre, e non mi suscita grande entusiasmo il corteo storico che ha preso piede da qualche anno, per rievocare la venuta del papa, seppure nell'agosto 2004 non mi sia sottratto a parteciparne e ad indossare i panni e recitare addirittura il ruolo dello storico Domenico Pannelli.
    Non nego poi neppure che nell'agosto 1984, in occasione della massiccia campagna di scavi in località piano carbone, feci anche delle riprese con la mia cinepresa superotto, immortalando mentre conduceva la carriola un giovanotto di nome Nicola Vertone, per puro caso, non perché profetizzassi sarebbe diventato sindaco. Debbo aggiungere al riguardo che meno male che ignoravo da piccolo l'esistenza di tante tombe in quel posto, altrimenti  come avrebbe potuto la paura farmi giocare sopra? 
    In realtà ho scoperto poi che tutto il territorio di Banzi era disseminato di tombe. Durante gli scavi fatti decenni addietro, per porre la tubatura della rete idrica e fognante, era tutto un disseppellimento di resti mortali, che, completamente mineralizzati, noi ragazzi giocavamo a tirarci dietro l'un l'altro senza più paura. Del resto, tutte le persone che ci hanno preceduto dovevano pure conservare traccia dei loro corpi - non essendo forse ancora praticata la cremazione e stati costruiti i cimiteri - che saranno stati seppelliti qua e là, forse nello stesso luogo dove abitavano o lavoravano, ciò che sarebbe piaciuto fare tuttora anche a me, se per esempio avessi potuto seppellire mio padre e mia madre nella vigna dove hanno lavorato per tanti anni.
    
    C'è qualcuno invece, come Gerardo Renna, che si sente particolarmente orgoglioso del "passato e trapassato remoto" di Banzi, sembrando quasi che l'amore per il proprio paese sia suscitato anche dai suoi fasti, documentati o supposti, del passato, perché la sua abbazia è stata una volta dello stesso rango di quella di Cassino, e ci tiene ad offrire anche il proprio contributo letterario per dare lustro al nostro paese, a che domani possa aggiungersi, come altro motivo di orgoglio, aver dato Banzi i natali anche a scrittori e poeti.
    Ieri ho ricevuto dal mio ex amico Gerardo una telefonata per la perdita di mio padre, che ho apprezzato molto, nel corso della quale mi ha anche partecipato la sua idea di pubblicare una sorta di silloge degli scritti di tutti gli autori banzesi, scrittori, scrivani o scribacchini che siamo. 
    Mi sono sentito un po' imbarazzato al riguardo, perché non ci tengo a tutti i costi a far confluire ciò che scrivo in un libro, il quale debba essere  edito grazie all'intervento e contributo finanziario delle istituzioni locali. Qualche pensiero o sensazione, se mi capita di scriverli, è sufficiente che trovino spazio in questo sito, la cui avventura mi sono ritrovato a compiere per merito-colpa di un mio nipote, che è riuscito a farmi cadere nella seduzione della vanità, e non mi sento con essi di dare lustro al mio paese più di tanto.
    Se c'è qualcuno che vuole intrattenersi un po' a leggerli - libero tuttavia di cliccare altri siti alla minima sensazione di noia - lo può fare qua, non essendo peraltro più necessario fare ricorso alla carta stampata per comunicare, e potendo scritti anche ponderosi essere conservati come semplici file d'un archivio informatico, senza più ingombrare scaffali e vetrine.
   In questo sito, peraltro, ho dato ospitalità anche ad altri scritti, dello stesso Gerardo Renna, del cattedratico Michele Feo, di Michele Rigato, della piccola Tonia Riccardi, ciò prescindendo dal loro valore artistico-letterario, il cui giudizio non mi sento titolato a dare, anche se ovviamente non mi piacciono tutti alla stessa maniera, bensì solo quale documentazione afferente il mio paese. Ognuno poi è libero di leggerli o meno, di apprezzarli o disprezzarli, di divertirsi od arrabbiarsi, di piangere o ridere, ecc. ecc..
    D'ora in avanti, invece, non ci sarà più motivo di ospitare i programmi dell'"Estate bantina", perché l'amministrazione comunale si è dotata di un sito ufficiale proprio - come comunicato in precedenza in altra pagina - e qui troverà posto, di tanto in tanto, solo qualche mio scritto. Saranno ricordi, riflessioni, vagheggiamenti e quant'altro che mi attraversano qua lontano, oppure che raccoglierò ancora a Banzi, in piazza, per le strade, per la campagna, di giorno e di notte, quando, prima di andare a dormire, continuerò a recarmi "ammont alla vianov" per osservare ancora, pur non più al buio completo, il mistero del cosmo stellato, e rimanere incantato ad ammirare le infinite stelle appese con invisibili sottili fili al cielo buio, tremanti d'emozione, che un po' prenderà anche me, all'idea di ritrovarmi sperduto in "quel puntino del mondo" chiamato Banzi, dove, oltre mezzo secolo prima, ebbi l'avventura di approdare da non so dove, e che mi richiama ed induce a ritornarci ancora.

12 giugno 2005

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