GRANDI FRATELLI E PICCOLE SORELLE
...riflessioni a margine del “Grande Fratello 8”

Mio padre, Lorenzo Carcuro, ha avuto tanti fratelli: ben nove! I primi tre non li ha mai conosciuti, perché emigrati in America prima che lui nascesse; un altro nemmeno, perché morto piccolo. Di quelli rimasti a Banzi, dopo la scomparsa prematura di Vito e Teodosio, il più anziano di età si chiamava Nicola: egli era così per mio padre il suo grande fratello.

Io di fratelli ne ho avuto solo uno, anzi due, se contassi (e perché non dovrei farlo?) anche il primo fratellino morto che non aveva neppure un anno. Sorelle ne ho avuto invece un po' di più: quattro. L'ultima, la mia piccola sorella, si chiama Lina, il cui nome le è stato attribuito in onore al primo fratello di mio padre, Michele (all'anagrafe mia sorella si chiama infatti proprio Michelina).

Scopro ora che la mia sorellina, Lina Carcuro, non è più sola, e che c'è invece un'altra omonima (ma anche quest'altra Lina è un diminutivo derivato da quello della nonna paterna Carmela, Carmelina, quindi Lina), pronipote di Nicola Carcuro, grande fratello di mio padre.

Questa Lina, a differenza di mio padre, che è stato l'ultimo della lunga serie di figli, è invece primogenita, sicché non le era possibile avere un grande fratello. Ne sentiva però molto la mancanza ed allora sapete cosa ha fatto? Per consolazione se n'è inventato uno: ha adottato “il grande fratello”... televisivo.

Lei non ha potuto conoscere “il grande fratello”di mio padre, ovverosia il suo bisnonno Nicola, a malapena forse il nonno Vito. Io invece li ho conosciuti entrambi.

Ho conosciuto suo nonno Vito, di cui ho impresso il ricordo quando, allora maestro a Frattamaggiore, ritornava puntualmente a Banzi a trascorrere le vacanze estive.

Mio zio Nicola faceva il giro di tutti i parenti, per annunciare orgoglioso l'arrivo del figlio illustre e noi ci precipitavamo subito a casa sua per salutarlo. Era sempre un momento d'emozione, quella mia si palesava di più perché mi tremava un po' la voce quando, nel darci la mano ed il bacio, gli dicevo “Vito, come stai?” (immancabilmente poi a casa, mio fratello o sorella me lo rimarcavano, facendomene l'imitazione).

Vito salutava calorosamente tutti, spesso regalandoci anche qualche quaderno con la copertina nera o scatola di matite colorate Giotto, recuperati da ciò che rimaneva nella classe in cui insegnava, o qualcun'altra, perché si vedeva che non erano nuovi: ma a noi andavano benissimo.

Quando poi finivano le vacanze, egli non mancava mai di rendere la visita a tutti i parenti, facendo il giro delle case di ciascuno. E quella visita era doppiamente triste: perché per un anno non avremmo visto più una persona simpatica ed affettuosa e perché la sua partenza significava la fine delle vacanze anche per noi.

All'epoca c'era un certo che di sacro nei rapporti tra parenti: erano quasi dei riti religiosi le visite che ci si scambiava. Quelle avute dal cugino Vito avevano però un valore aggiunto perché le cose che raccontava ed il modo in cui lo faceva suscitavano sempre ammirazione e stupore.

Mi ricordo tuttora (io avrò avuto allora 5 o 6 anni) quando, come fosse un attore di commedia, ci raccontava di un processo in cui egli aveva fatto parte della corte d'assise quale giudice popolare: come sapeva rappresentare le scene! E noi tutti a bocca aperta ad osservarlo!

Egli ha continuato sempre ad andare a Banzi, anche quando non ha potuto più disporre della casa paterna, per la dipartita di suo padre, andando a prendere in affitto case di estranei. Ed a Banzi ha eletto anche la sua ultima dimora, che è andato ad occupare purtroppo con un po' di anticipo: discretamente se ne sta nella sua "casetta" in fondo al “piccolo paese bianco ” attendendo ancora le visite dei parenti, senza poterle però più ricambiare adesso, a meno che (non facendosi accorgere da nessuno) non si affacci a salutare di tanto in tanto lo zio Lorenzo, che dimora nei paraggi.

Il mio primo lavoro è stato nella biblioteca Galletti di Domodossola. Un giorno, schedando una rivista, mi balzò sotto gli occhi una recensione sul filosofo Antonio Rosmini: l'autore era il professore di filosofia dell'Università di Napoli, Vito Carcuro: questo è mio cugino! esclamai con un sussulto di stupore, emozione ed orgoglio.

Quando mio padre l'ha raggiunto nel luogo dove adesso si trovano entrambi, telefonai a sua moglie a Frattamaggiore per ringraziarla della partecipazione al lutto. Sentendomi lei molto affranto e prostrato, seppe rivolgermi ancora parole di sollievo e conforto: i nostri cari - mi disse - non vanno via, rimangono ancora qua con noi, anche se non ne percepiamo più la loro presenza fisica. E debbo dire che non aveva torto, tuttora neppure per quanta riguarda mio cugino Vito.

Ma voglio dire a Lina che ho conosciuto molto bene anche e soprattutto il suo bisnonno Nicola. 

Se, finita la sbornia televisiva del “Grande Fratello 8”, volesse disintossicarsi con un po' d'acqua pura, attinta alla sua fonte d'origine, in questo sito potrebbe leggere una poesia ed un racconto da me dedicati al “grande fratello” di mio padre, Nicola Carcuro, suo bisnonno.

Mia moglie ha scoperto Lina Carcuro junior in televisione. Io sono poco attratto dalla televisione,  figuriamoci poi se mi metto a guardare il Grande Fratello, che trovo essere una delle trasmissioni più insulse che possa essere stata inventata!  

Viceversa mi è piaciuto scrivere del "Grande Fratello" vero di mio padre, un po' anche di suo figlio Vito e, qui en passant, della sua pronipote, Lina Carcuro junior. 

Grazie al "grande fratello" televisivo, non è improbabile che Lina diventi un personaggio famoso (glielo auguro di cuore),  e che abbandoni anche la professione medica per dedicarsi allo spettacolo. 

Richiesta forse già qua e là, anche l'assessore alla cultura e spettacolo di Banzi, potrebbe aver pensato di prenotarla per una kermesse a Banzi, inserendo l'evento nel calendario degli spettacoli da organizzare per la prossima "Estate Bantina", allo scopo di regalare un'apoteosi di felicità ai banzesi, nonché per lanciare Banzi nell'olimpo delle località eccelse, per aver dato il natale agli antenati di personaggi famosi.

Io mi accontento invece di aver immortalato un po' il bisnonno di Lina, che se ne sta adesso a riposare in una dimora altrui, presso la quale ha chiesto forse ospitalità, stanco di gridare in giro "cum' so' saprit', cum' so' saprit!". 

Quando ritornerò a mettere piede nel camposanto di Banzi, non mi dispiacerebbe fare proprio lì la conoscenza di Lina, incontrandola caso mai mentre, dopo aver riempito di orchidee e rose la cappella del nonno Vito,  porta un garofano od almeno una margherita anche al suo bisnonno, nonché grande fratello di mio padre (se non sapesse dove si trova, glielo indicherei io).

25 gennaio 2008

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